Nel deserto rinasce la vita: Sekem, la città che non inquina fondata da un medico visionario

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Nel cuore del deserto africano si trova una città florida, sostenibile e autosufficiente. Il suo fondatore, Ibrahim Abouleish, tornato in Egitto dopo 19 anni in Europa, aveva un solo sogno: far rifiorire il deserto. Così, nel 1977 nasce Sekem.
L’oasi sostenibile del deserto africano si chiama Sekem, che significa “vitalità del sole”, ed è stata fondata nel 1977 da Ibrahim Abouleish. Ibrahim era un medico egiziano che viveva e lavorava come imprenditore farmaceutico in Austria, che, tornato nella sua terra natia, decise di comprare 70 ettari di terra desertica a 60 km dal Cairo. Una terra arida, non bagnata dal fiume Nilo, dove la vita sembrava impossibile, ma non per Ibrahim, che invece aveva visto in essa un’opportunità di rinascita per l’Egitto. Ibrahim ricominciò la sua vita da zero costruendo una piccola fattoria autosufficiente dal nulla, che si sosteneva grazie al lavoro dei beduini che si trovavano di passaggio e condividevano la sua visione. Fino a quando, anche loro, iniziarono a stabilirsi a Sekem.
Il suo progetto era quello di costruire una comunità dove la convivenza si basasse sui due principi fondamentali dell’economia dell’amore e dell’agricoltura biodinamica, dove tutti, cioè, collaborano con uno spirito solidale e vengono educati nel rispetto della natura. Nonostante le difficoltà, ha dato forma al suo sogno creando una vera oasi in mezzo al deserto. 
Ibrahim aveva a cuore lo sviluppo individuale dei membri della sua comunità, che per la maggior parte provenivano dalle zone più povere di quel territorio disastrato prima del suo arrivo. Negli anni Sekem si è arricchita di una struttura scolastica completa, dalle elementari al college, dove i giovani vengono educati allo sviluppo e alla produzione sostenibile e comprendono il valore di una gestione sapiente delle risorse, come l’acqua. Dal primo pozzo d’acqua scavato da Ibrahim 40 anni fa, a Sekem sono rifioriti 20.000 ettari di terra e 85 aziende agroalimentari dove lavorano 10.000 persone, di cui il 40% sono donne.
 
Tutto quello che nasce a Sekem viene dalla natura, persino il cotone biologico, una delle produzioni più celebri che viene esportata in tutto il mondo. A Sekem la terra si coltiva senza i pesanti macchinari e sono banditi i prodotti chimici e i pesticidi, tra i principali responsabili dell’inquinamento ambientale e della distruzione degli ecosistemi. I loro prodotti vengono venduti soltanto attraverso il commercio equo, che mira al raggiungimento di un maggiore equilibrio tra Nord e Sud del mondo nel commercio internazionale, nel rispetto del territorio, dei diritti dei lavoratori e dei consumatori. Per il suo straordinario impegno, nel 2003 Sekem ha ricevuto il Right Livelihood Award, o premio Nobel alternativo, per un modello d’impresa che promuove lo sviluppo della società attraverso l'economia dell'amore e che si oppone all’idea del commercio orientato a massimizzare il profitto, costi quel che costi. 
Da quando Ibrahim non c’è più, il figlio Helmy Abouleish ha raccolto l’eredità del suo progetto. “Abbiamo deciso” dice Halmy “che Sekem non si fermerà ad aggiungere nuove aree, nuove fattorie o persone alla comunità. Sekem affronterà una trasformazione sociale per diffondere la nostra visione in Egitto e nel mondo” Infatti, il modello di Sekem, replicato su larga scala, potrebbe essere la soluzione a molti dei problemi attuali e futuri, come l’incremento della popolazione, la carenza d’acqua e l’aumento del riscaldamento globale.

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