Tagliacozzo

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Tagliacozzo (Tajacózzo in dialetto locale) è un comune italiano di 6 767 abitanti della provincia dell'Aquila in Abruzzo. Per numero di abitanti è il terzo comune della Marsica dopo Avezzano e Celano e tra i maggiori in Abruzzo per superficie territoriale . Centro propulsore delle attività culturali è stato elevato a città con decreto del presidente della Repubblica . Fa parte dei borghi più belli d'Italia[3]. Tagliacozzo è un'importante meta turistica abruzzese. Tagliacozzo è situata nella parte occidentale della Marsica, nell'area dei piani Palentini, non distante dai confini che separano l'Abruzzo dal Lazio, in posizione adagiata lungo le pendici del monte Civita a 740 m s.l.m. Non lontano dal centro abitato si trovano la stazione sciistica di Marsia, posizionata lungo la catena dei monti Carseolani sulle pendici orientali del monte Midia (1737 m s.l.m.) e la località residenziale della Piccola Svizzera lungo la strada per Cappadocia. Tagliacozzo dista circa 18 chilometri da Avezzano, 56 dall'Aquila[6] e circa 89 da Roma. Tagliacozzo è caratterizzata da clima montano mediterraneo[7], con inverni rigidi ed estati che possono attraversare periodi moderatamente caldi. Le medie delle temperature minime sono piuttosto basse, caratteristica comune a molte località abruzzesi dell'interno montano. La temperatura media annua è di 10,8 °C. Il mese più freddo è gennaio con una media di 2,5 °C e il più caldo è agosto con 19,6 °C. La temperatura più alta registrata a Tagliacozzo corrisponde a 40,0 °C. La piovosità storica è di circa 970 mm annui distribuiti in 102 giorni con precipitazioni. La stagione più piovosa è l'autunno, seguita dall'inverno e dalla primavera quando sono frequenti e talvolta copiose le nevicate. L'estate non è però particolarmente asciutta, essendo segnata da quasi 130 mm di pioggia in 18 giorni piovosi. Sono presentati di seguito i valori climatici medi di riferimento ufficiali per Tagliacozzo pubblicati dall'Arssa. Diverse le ipotesi relative all'origine del nome. Quella più accreditata fa derivare il toponimo da due termini latini Talus e Cotium, ovvero taglio nella roccia. Il borgo, infatti, si è sviluppato lungo la fenditura che taglia in due il monte Civita. Il territorio fu abitato nell'antichità dagli Equi e dai Marsi. Esistono sicuri cenni storici di un abitato, nella contemporanea località di Altolaterra, le cui origini risalgono a partire dall'XI secolo. Prima di allora si sono ritrovati, in alcuni testi imperiali Carolingi del 964 e del 998, riferimenti al monastero di San Cosma, con la nota “in Heloritu” (cioè sito in un bosco di alloro). Prima ancora di ciò, sussistono tracce di insediamenti in grotte, alcuni addirittura risalenti all'epoca neolitica e all'età del Bronzo. Il centro abitato, di cui si è detto, si sarebbe sviluppato attorno a tre parrocchie: San Nicola, Sant'Egidio e San Pietro, nella parte alta dei monti Aurunzo e Civita, che sovrastano l'attuale città. Nel corso dell'XI secolo il territorio fu inglobato nella Contea dei Marsi, enucleata dal Ducato Longobardo di Spoleto e attribuita, nel 926, a Berardo il Francigeno, capostipite del casato Berardi. Nel 1074 sarebbe sorto, nel territorio in questione, un centro abitato che, avente base nel castello sul monte Civita, si estendeva verso il basso della montagna a valle. Nel 1173 il feudo passò ai De Pontibus, antica famiglia della zona. Nel 1268 (23 agosto) il territorio, e precisamente i Piani Palentini furono teatro della famosa Battaglia di Tagliacozzo tra Corradino di Svevia e Carlo I d'Angiò; essa segnò il destino del potere del Regno di Sicilia, a favore degli Angioini sugli Svevi, favorendo ancora per secoli il potere temporale del Papa. La battaglia fu vinta con uno stratagemma ideato da Alardo di Valéry, che sgominò le truppe avversarie, ormai sicure della vittoria e senza più difese, giungendo alle loro spalle di nascosto. Dante Alighieri ricorda tale battaglia nel XXVIII canto dell'Inferno. In tale occasione si consolidò il potere dei De Pontibus che appoggiarono Carlo D'Angiò. Questi, sotto la spinta papale, che temeva la forza antagonista di un impero centrale voluto dagli Svevi, lottava per l'affermazione degli stati nazionali.
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