Le prime imprese della missione cinese Chang’e-4 sulla Luna

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Questa è la ripresa accelerata fatta dalla telecamera di bordo dalla navicella spaziale Chang’e-4 durante la discesa sulla Luna eseguita in maniera totalmente automatica lo scorso 3 gennaio. La sonda cinese si è morbidamente adagiata sul fondo del cratere Von Karman, una vasta cavità da impatto sul lato nascosto della Luna.
Chang’e-4 è stato il primo velivolo a raggiungere in maniera controllata il versante lunare non osservabile dal nostro pianeta, un lato che presenta molti più crateri rispetto alla faccia visibile del satellite, molto interessante dal punto di vista scientifico perché poco esplorato.
La sonda cinese porta a bordo strumenti, sviluppati anche in collaborazione con istituti tedeschi e svedesi, per studiare quanto sarebbero esposti futuri astronauti ai raggi cosmici non schermati da un’atmosfera come quella terrestre, ma anche per cercare depositi d’acqua nelle zone più fredde e per determinare la stratigrafia del sottosuolo
Lo stesso giorno dell’atterraggio di Chang’e-4 ha iniziato a operare il rover Yutu-2, e i due robot hanno passato un po’ di giorni a fotografarsi a vicenda per verificare che tutto fosse a posto, rimandando a terra, attraverso un satellite d’appoggio, queste splendide immagini.
Con il rilascio di 18 millilitri d’acqua nel terreno di coltura, il 3 gennaio è iniziato anche un esperimento di biologia, una biosfera che in realtà è un cilindro alto una ventina di centimetri con all’interno semi, lieviti, uova di moscerino e un paio di fotocamere. L’agenzia spaziale cinese ha diffuso questa immagine in cui s’intravedono germogli di cotone, che rappresenterebbero dunque la prima pianta spuntata su un corpo celeste diverso dalla Terra.
Un po’ di confusione è venuta da immagini simili, ma riprese a terra all’interno della biosfera di controllo dell’università di Chongqing. Sia come sia, l’esperimento è comunque finito il 12 gennaio, quando sulle sonde cinesi sono calate le prime ombre della notte lunare, un periodo di buio che dura due settimane e che può portare la temperatura della superficie a meno 180 gradi centigradi.
In questo periodo un piccolo generatore termoelettrico a radioisotopi manterrà le sonde al minimo vitale in attesa che spunti il nuovo giorno, che durerà sempre 14 giorni.

Servizio di Stefano Parisini, Media Inaf

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