Dedalus speciale Palazzo Albergati

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Dedalus speciale Palazzo Albergati
Il palazzo fu costruito a partire dalla seconda metà del XVII secolo su commissione del marchese Girolamo Albergati Capacelli (ambasciatore di Bologna a Roma e decano del Senato bolognese) che si era riproposto di superare in magnificenza tutte le residenze dei nobili bolognesi[1]. Dopo un infruttuoso concorso aperto a svariati architetti di fama, la progettazione del palazzo fu affidata all'anziano architetto di famiglia Bonifacio Socchi e a Gian Giacomo Monti, giovane scenografo che si era formato con Agostino Mitelli, pittore e architetto bolognese esponente di una tradizione che faceva di un sontuoso gusto ornamentale e di una continua ricerca di stupefacenti effetti illusionistici i suoi punti di forza[2]. I lavori per la costruzione iniziarono nel 1659 e si protrassero per una trentina d’anni.
L'edificio colpisce per le eccezionali dimensioni e per l'insolito contrasto tra l'austerità dell'esterno e la spazialità barocca dell'interno, impreziosita ed esaltata da un ciclo di affreschi particolarmente rappresentativi della scuola emiliana dei secoli XVII e XVIII. I soffitti a volta, affrescati con temi mitologici, raffigurano opere di Alboresi, Colonna, Burrini, Pesci, Valliani, Bigari e Orlandi. Le scale del palazzo sono note per la loro bizzarria[3]: elicoidali, a doppia spirale, a chiocciola, a gradini asimmetrici.

Il Palazzo ha mantenuto intatto l'assetto iniziale e costituisce uno dei massimi esempi di architettura barocca in Italia.

La campagna che circonda la villa si inserisce nella geometria dei fossi della pianura circostante e racconta della doppia funzione del palazzo: luogo di villeggiatura, ma anche di amministrazione della proprietà terriera

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