"L'orto" di Eugenio Montale

Описание к видео "L'orto" di Eugenio Montale

Voce: Silvia Vitali
Chitarra: Massimo Brambilla
Musiche: Everybody Hurts dei R.E.M
Foto: Alberto Santambrogio

Eugenio Montale (1896-1981), vincitore del premio Nobel nel 1975.

La poesia, pubblicata l'11 aprile del 1946, è stata inserita successivamente nella raccolta "La bufera". Poesia ricca di immagini e suggestioni su cui prevale il ripetuto "Io non so…"

TESTO
Io non so, messaggera
che scendi, prediletta
del mio Dio (del tuo forse), se nel chiuso
dei meli lazzeruoli ove si lagnano
i luì nidaci, estenuanti a sera,
io non so se nell'orto
dove le ghiande piovono e oltre il muro
si sfioccano, aerine, le ghirlande
dei carpini che accennano
lo spumoso confine dei marosi, una vela
tra corone di scogli
sommersi e nerocupi o più lucenti
della prima stella che trapela -

io non so se il tuo piede
attutito, il cieco incubo onde cresco
alla morte dal giorno che ti vidi,
io non so se il tuo passo che fa pulsar le vene
se s'avvicina in questo intrico,
è quello che mi colse un'altra estate
prima che una folata
radente contro il picco irto del Mesco
infrangesse il mio specchio, -
io non so se la mano che mi sfiora la spalla
è la stessa che un tempo
sulla celesta rispondeva a gemiti
d'altri nidi, da un folto ormai bruciato.

L' ora della tortura e dei lamenti
che s'abbatté sul mondo,
l'ora che tu leggevi chiara come in un libro
figgendo il duro sguardo di cristallo
bene in fondo, là dove acri tendìne
di fuliggine alzandosi su lampi
di officine celavano alla vista
l'opera di Vulcano,
il dì dell'Ira che più volte il gallo
annunciò agli spergiuri,
non ti divise, anima indivisa,
dal supplizio inumano, non ti fuse
nella caldana, cuore d'ametista.

O labbri muti, aridi dal lungo
viaggio per il sentiero fatto d'aria
che vi sostenne, o membra che distinguo
a stento dalle mie, o diti che smorzano
la sete dei morenti e i vivi infocano,
o intento che hai creato fuor della tua misura
le sfere del quadrante e che ti espandi
in tempo d'uomo, in spazio d'uomo, in furie
di demoni incarnati, in fronti d'angiole
precipitate a volo… Se la forza
che guida il disco di già inciso fosse
un'altra, certo il tuo destino al mio
congiunto mostrerebbe un solco solo.

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