Cent'anni di solitudine - Gabriel García Márquez - # 6 - Audiolibro - Ad Alta Voce Rai Radio3

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Cent'anni di solitudine - # 6 - Piero Baldini
"Cent'anni di solitudine" (Cien años de soledad) è un romanzo del 1967 del Premio Nobel colombiano Gabriel García Márquez, una tra le opere più significative della letteratura del Novecento; tradotto in 37 lingue è stato venduto in più di venti milioni di copie. Lo stile del romanzo, il celebre realismo magico, e la materia tematica fanno sì che "Cent'anni di solitudine" diventi rappresentativo del boom latinoamericano degli anni sessanta e settanta, influenzato stilisticamente dal modernismo (europeo e nordamericano) e dal movimento letterario legato alla rivista cubana Vanguardia.
"Cent'anni di solitudine" è la storia delle sette generazioni della famiglia Buendía nell'immaginaria cittadina di Macondo, nella Colombia caraibica. Lo stile di questo romanzo, definito in seguito "realismo magico", racconta un microcosmo arcano e segregato in cui la linea di demarcazione fra vivi e morti non è così nitida e ai vivi è dato il dono tragico della chiaroveggenza, il tutto sullo sfondo di un drammatico messaggio di isolamento e arretratezza. Dalla fondazione di Macondo alla sua fine passano circa cento anni, appunto, di "solitudine"; pressappoco equivalente — nella lente trasfigurata della fantasia dell'autore — al periodo colombiano dal 1830 (anno di fondazione della Colombia simboleggiata da Macondo) alla depressione economica post-bananiera del 1930, come si evince dai pochi avvenimenti storici ricordati e dalle tecnologie usate.
Il realismo di García Márquez è definito "magico" perché le storie sono realistiche, sia tratte da vicende familiari sia dalla storia colombiana sia inventate, ma filtrate attraverso la fantasia fiabesca e surreale dell'immaginario latinoamericano e personale, arricchite quindi da eventi fantastici e leggendari.
Prima della colonizzazione spagnola delle Americhe, la regione corrispondente all'attuale Colombia settentrionale non aveva una cultura paragonabile a quella Inca (in Perù), dei Maya (nell'America centrale) o degli Aztechi (in Messico). la regione era abitata dalle popolazioni indigene dei Tairona e dei Muisca, organizzate in clan sotto una monarchia. Nel 1509, Vasco Núñez de Balboa fondò un insediamento, considerato la prima città della Colombia, avanguardia dell'espansione e conquista spagnola.
Dopo la conquista del territorio Muisca da parte di Gonzalo Jiménez de Quesada (1538), Bogotà diventò il centro del governo coloniale spagnolo. Ben presto, nel 1810, in seguito al collasso dell'Impero spagnolo in Colombia, i governi militari provinciali riuscirono a sfidare l'autorità politica del governo nazionale di Bogotá; ma sei anni dopo, nel 1816, le forze monarchiche del Conte Pablo Morillo ristabilirono il governo spagnolo.
Gli eventi storici principali, filtrati dalla fantasia dell'autore che vi costruisce sopra una mitologia surreale, spesso con salti temporali, sono, precisamente:
le scorrerie dei corsari inglesi lunga la costa (1600); nel romanzo gli assalti di Francis Drake a Riohacha affliggono gli antenati dei Buendía
la fondazione della Colombia moderna (intorno al 1830), dopo la dissoluzione della Grande Colombia di Simón Bolívar, simboleggiata dalla fondazione di Macondo e dagli eventi successivi (l'arrivo degli zingari, della chiesa e del correggitore governativo conservatore)
la guerra dei mille giorni (1899-1901), ovvero le 32 sollevazioni armate del colonnello Aureliano Buendía, concluse con la pace di Neerlandia (la reale capitolazione dei liberali firmata nella reale piantagione bananiera di Neerlandia, nel 1902)
l'arrivo della tecnologia ma anche dei nordamericani della multinazionale United Fruit Company, rappresentata dalla compagnia bananiera di Mr. Brown (primi anni del XX secolo)
i primi omicidi politici ordinati dal governo negli anni venti (il massacro dei diciassette figli del colonnello Aureliano), poi culminati nel periodo denominato La Violencia
la strage dei lavoratori bananieri in sciopero da parte dell'esercito regolare (Santa Marta, 1928) ovvero il massacro a cui sopravvive José Arcadio Secondo
i cicloni tropicali con conseguenti rovinose alluvioni (il diluvio di cinque anni, provocato dagli ingegneri della compagnia per non ottemperare agli accordi sindacali: metafora delle condizioni ambientali della foresta pluviale, distrutta per seminare banani, con conseguenze disastrose dopo le tipiche piogge abbondanti della regione)
la depressione economica dei villaggi bananieri (tra cui Aracataca, città natale dell'autore) dopo il boom di inizio secolo (1928-1940, corrispondente al periodo della prima giovinezza di García Márquez, prima della sua partenza per l'Europa).

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