Karl Popper – I media e il destino dell’Occidente

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Sir Karl Raimund Popper (Vienna, 28 luglio 1902 – Londra, 17 settembre 1994) è stato un filosofo ed epistemologo austriaco naturalizzato britannico, considerato anche un filosofo politico, difensore della democrazia e dell’ideale di libertà e avversario di ogni forma di totalitarismo.
In questo video, tratto dall'Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche, il filosofo discute due temi di straordinario interesse per il tempo storico in cui viviamo: il ruolo dei media nel fornire informazioni catastrofiste e, dunque, delineare una visione univoca della realtà e l’idea di futuro aperto, determinato dall’arbitrarietà dell’agire umano più che dal destino o da una necessità di tipo meccanicistico.
Qui di seguito il testo delle due interviste:
“Penso che attualmente, forse, il pericolo maggiore stia nel minacciare la gente, nella ripetizione costante della tesi che viviamo in un terribile pericolo, per esempio nel sostenere che siamo minacciati dalle bombe atomiche. Credo che, molto probabilmente, le bombe atomiche non verranno mai usate. Ovviamente dipenderà in larga misura da noi stessi, ma dobbiamo sperare che sapremo evitare una guerra atomica. Tra i pericoli possibili, però, vi è quello che le nazioni più piccole possano impadronirsi di bombe atomiche, e questo si, può rappresentare un rischio molto grande. Ma penso che sia importante che non si ripeta ossessivamente che siamo costantemente assediati da tremendi pericoli, è importante non alimentare nelle persone le immagini di uccisioni, le terribili immagini di violenza, che così spesso ci vengono invece mostrate. Ho insegnato nella scuola elementare e media e so per esperienza che ai ragazzi non piace vedere film nei quali accadono cose terribili. Stringono le mani prima di serrare le palpebre: devono venir domati per diventare capaci di assistere alla violenza. E questo è ciò che facciamo ai nostri figli: li educhiamo a tollerare la violenza, a considerare la violenza come qualcosa che accade dappertutto e che non può essere evitata e alla quale si deve far l’abitudine. Penso che questo sia terribile e che in questo modo noi minacciamo la nostra sopravvivenza. Credo che l’altra cosa terribile che i media ci fanno – oltre a diseducare sistematicamente i nostri figli – l’altra cosa terribile è che essi terrorizzano i giovani e gli adulti. Raccontano costantemente loro le storie più paurose circa il collasso dell’universo, del loro universo, non dell’intero universo ma del nostro universo, la Terra. I media raccontano che la Terra è il nostro unico pianeta, che non abbiamo niente altro – verissimo – che dobbiamo tenerla in ordine ed evitare che cose terribili le accadano – verissimo. Ma poi si spingono oltre e raccontano che il collasso è imminente, che c’è un buco sopra il Polo Sud. E queste terribili e sciocche storie – sciocche secondo me e secondo l’opinione della maggioranza degli scienziati ragionevoli – e con tali storie cercano di minacciarli. Perché? Perché avvertono che solo in questo modo la gente può essere intrattenuta”.
“Nella presente discussione intendo proprio trattare del determinismo e dell’indeterminismo. La concezione deterministica può venir formulata al meglio nella maniera più semplice dicendo: Dio è onnisciente, Egli conosce ogni cosa. Dal momento che Egli conosce ogni cosa, ogni cosa è già stabilita e determinata; dal momento che Egli sacosa accadrà domani, è già stabilito che questo o quello, e nient’altro, avrà luogo. Questa è la concezione deterministica. Ma io sono un indeterminista, e ciò significa che io difendo con forza l’idea secondo cui la concezione deterministica è falsa, difendo l’idea che il mondo è aperto, che il futuro è aperto. Ora è ben vero che la concezione deterministica è una concezione molto antica, già discussa al tempo dei Greci. Ed essa fu parte della concezione greca concernente la potenza degli dei e l’impotenza o la debolezza dell’uomo. L’uomo non poteva far nulla, tutto poteva fare la divinità. Siffatta concezione, di natura molto deprimente, venne accantonata con grande sforzo – naturalmente non tutti ne furono convinti – da Lucrezio con il suo famoso poema De rerum natura, nel quale egli cerca di liberare le menti degli uomini dalla paura degli dèi; e certamente egli vi riuscì in molti casi. Tante persone avvertirono che Lucrezio aveva scacciato questa paura degli dèi, ma la dottrina dell’onniscienza portò ad una nuova paura, alla paura del fatalismo, la paura che il nostro destino è determinato. Siffatta idea è particolarmente forte nell’islamismo, nel senso che il fatalismo è parte della fede maomettana. Mentre la fede cristiana ha due concezioni,
la prima delle quali è deterministica, come è dato osservare specialmente nel caso del riformatore ginevrino Calvino – Calvino fu un determinista. L’altra concezione cristiana dello stesso periodo è quella di Erasmo. Erasmo era per la libertà e credeva, come me, che il futuro è in grandissima parte nelle nostre mani”.

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