Trio autunnale a traina col vivo dal kayak: lampuga, leccia amia e spigola.

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Un'uscita di pesca in kayak in una calda e soleggiata giornata autunnale con mare calmo. Con l’ecoscandaglio trovo un banco di alacce e con il sabiki, ne pesco una dozzina che conservo nel tubo portadisegni.
Innesco la canna principale da traina, una Penn Conflict Jigging monopezzo da 6 piedi, che tengo sul lato destro del kayak, con una montatura classica per pesci serra, dal momento che è una specie molto presente nell’area dove pesco.
Sul cavetto d’acciaio da 30 libre monto due ami, uno trainante che posiziono nel naso del pesce, ed uno ferrante che metto all’altezza del foro anale.
Controllato il nuoto dell’esca, comincio a trainare lentamente tra il nodo e il nodo e mezzo.
Quando ho tanta esca viva, traino anche con una seconda canna sul lato sinistro.
Molto spesso metto su entrambe le canne una bottiglietta che mi tiene a galla l’esca. La bottiglietta ha un bracciolo lungo circa 1 metro che viene collegato alla lenza principale con un attacco rapido e girella.
La funzione della bottiglietta è quella di non fare affondare l’esca e quindi non correre il rischio di rimanere incagliati sul fondo, quando sono presenti rocce o cime che trattengono strutture galleggianti.
Altra utilità della bottiglietta è quella di sapere esattamente dov’è l’esca, cosa molto utile quando si traina con più canne, quando si cambia direzione o quando si passa vicino ad altre barche.
Inoltre la bottiglietta fa da richiamo, da teaser per i predatori, attratti da questo oggetto che si muove a pelo d’acqua.
Ideale per predatori di superficie come pesci serra, lampughe e lecce amia, funziona anche in acqua bassa per spigole e barracuda.
Partita la canna sulla destra, recupero la lenza della canna sulla sinistra, per non rischiare che le due lenze si incrocino durante il combattimento.
Il sistema live liner del mulinello Penn Spinfisher 6500 permette al pesce di prendere lenza finchè si gira la manovella ed entra in funzione la frizione principale già settata per il combattimento.
E’ una lampuga che si esibisce nei caratteristici salti fuori dall’acqua nel tentativo di allentare la tensione della lenza e liberarsi.
Una volta slamato, lo conservo all’interno della borsa termica in PVC della Omer.
Di nuovo in traina con due canne, un pesce sferra un attacco deciso, con una sfuriata veloce.
Il pesce incannato, una leccia amia, è molto forte, e per poco non mi strappa la canna dalle mani, quando alla vista del kayak è ripartita verso il fondo.
Faccio fatica a mantenere il kayak dritto per quanto riesce a girarmi.
Devo agire costantemente sulla leva del timone e pedalare per cercare di stancarla e trainarla dal lato destro.
Quando la lenza della canna sul lato sinistro è sufficientemente lontana, posso pensare di tirare a bordo il pesce.
Passo la canna sulla mano sinistra e prendo il guadino con la destra. Tiro il pesce verso il kayak e lo guadino senza problemi.
La leccia amia ha la tendenza a non ingoiare l’esca in prima battuta, ma di colpirla più volte prima di sferrare l’attacco.
La leccia amia è un carangide dal corpo di forma romboidale con una testa molto piccola rapportata al resto del corpo ed una bocca molto grande.
E’ una specie pelagica che è solita frequentare gli ambienti portuali e le foci dei fiumi, dove si ciba di cefali, aguglie, alacce, sugarelli e sgombri.
Una volta slamata, la ripongo all’interno della borsa termica della Omer, a far compagnia alla lampuga.
Posiziono la borsa frigo in verticale esattamente dietro il mio sedile. In questa posizione occupa davvero pochissimo spazio.
Prendo il tubo portadisegni vasca del vivo per prelevare qualche altra esca che vado a mettere nel cestello porta esca viva, che uso sia quando ho poca esca, sia quando ne ho tanta per mantenere i pesci che devono essere innescati a breve termine.
Reinnesco la canna sulla destra con un’altra alaccia, sempre su un terminale con il cavetto d’acciaio, che come abbiamo visto funziona bene anche su specie diverse dal pesce serra e dal barracuda.
Con la girella-snap a sgancio rapido collego il bracciolo della bottiglietta alla lenza madre, dato che siamo su un fondale di circa 3 metri con presenza di rocce.
Filo la canna per circa 20 metri e chiudo l’archetto del mulinello. A questo punto inserisco il live liner azionando la leva in basso che ha un settaggio su 4 posizioni in base alla resistenza all’uscita del filo che uno vuole dare.
Mentre regolavo la frizione sulla canna dal lato sinistro, c’è stata una timida mangiata sulla canna di destra. Probabilmente un’altra leccia amia che non ha portato a termine l’attacco. Sulla via del ritorno, ho avuto un altro attacco a pochi metri dalla battigia.
Questa volta si trattava di un esemplare di spigola, che non ha resistito all’alaccia montata sul cavetto d’acciaio, cavetto che avevo utilizzato per prendere il pesce serra, ma alla fine tutto ho preso tranne il pesce serra. Tre specie tipiche dell’autunno, la lampuga, la leccia amia e la spigola.

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