raccolta di canti e canzoni popolari in dialetto abruzzese, musicate da Antonio Di Jorio
1 - FIORI D'ABRUZZO N. 1, eseguita dal M. Concezio Rosa
2 - DIN DON - CAMPANELLE (Cesare De Titta-A. Di Jorio), Esegue la Corale "Cesare De Titta di Perano
3 - MARE NOSTRE (Di Jorio-Luigi Illuminati), esegue il Coro "Giuseppe Verdi" di Teramo
4 - MI TE' SETE (Nino Saraceni-DI Jorio) canta Luciano Flamminio, Teatro Fenaroli, Lanciano
5 - ABRUZZE ME', esegue la Corale Tommaso Coccione di Poggiofiorito
6 - ADDIJE ADDIJE MUNTAGNE (Ottaviano Giannangeli-Di Jorio), esegue la Corale Tommaso Coccione di Poggiofiorito
7 - AMORE CHE SE NE VA (Luigi Illuminati-Di Jorio), canta Luciano Flamminio
8 - AMORE ME' (De Titta-Di Jorio), esegue Luciano Flamminio
9 - E GGIRE E VOLE (Illuminati-Di Jorio), canta Luciano Flamminio
10 - LA CAZNONE DI NONNE (Aniello Polsi-Di Jorio), eseguta dalla Corale Antonio Di Jorio di Atri
11 - LA BUSTARELLE (Giannangeli-Di Jorio), Corale Tommaso Coccione, Poggiofiorito
12 - LU PIANTE DE LI STAGGIUNE (Illuminati-Di Jorio), esegue la Corale Antonio Di Jorio di Atri
13 - LU RIFILATORE (Giulio Sigismondi-Di Jorio)
14 - LU SANT'ANTONIE (anonimo, rimusicato da Di Jorio), Corale Antonio Di Jorio, Atri
15 - MAMMA, scritta da A. Di Jorio, Corale Antonio Di Jorio, Atri
16 - 'N CI PINZA' (scritta e musicata da A. Di Jorio), canta Luciano Flamminio
18 PAESE ME', scritta da Antonio Di Jorio, esegue il Coro polifonico di Pescara diretto dal M. Nicola Russo
19 - QUANDE MAMME MI DICE (Versi di C. Ceprano, musica A. Di Jorio), Corale Tommaso Coccione, Poggiofiorito
20 - FAMME MURì (Versi C. De Titta, musica A. Di Jorio), esegue Luciano Flamminio per la Corale Tommaso Coccione, Poggiofiorito
VITA DI ANTONIO DI JORIO - MUSICISTA ABRUZZESE
Pietro Antonio Di Jorio, detto familiarmente Angeluccio, nasce nel 1890 da una famiglia di ATESSA (CH)
Diplomatosi il 15 novembre 1909, Di Jorio intraprende la sua carriera nella Napoli del primo Novecento, mantenendosi con la sua arte: come direttore di spettacoli di rivista e come pianista, non di rado prestandosi ad accompagnare le prime pellicole cinematografiche mute. Ma intanto scrive canzoni napoletane e inizia a riscuotere i primi successi, facendosi conoscere e apprezzare da grandi nomi della cultura, come Di Giacomo, E. A. Mario, Scarfoglio e Serao.
Su questa scia, dal 1911, si decide a un nuovo passo avanti, cimentandosi con il genere dell'operetta. Vedono così la luce La pecorella smarrita, La traversata dell'Atlantico e altri sedici lavori di qui al 1948.
Dopo la prima guerra mondiale, nel 1919, il maestro rientra al paese natale, Atessa, dove un anno dopo sposa la fidanzata Caterina Rafanelli, da cui avrà la figlia Pasquina. Torna così, stavolta da direttore, alla banda musicale cittadina. Si apre a questo punto il periodo dominato dalla canzone abruzzese. Forte dell'esperienza bandistica, conosciuti i poeti Cesare De Titta e Luigi Illuminati, Di Jorio avvia una commistione tra forme strumentali e canore, trasponendo le proprie canzoni in marce o facendole accompagnare dalla banda. Non abbandonerà mai questo genere, e comporrà, nell'arco di tutta la vita, ben 112 canzoni abruzzesi che tuttora popolano i repertori dei cori regionali, imponendosi come autore di melodie popolari e introducendo in esse anche un nuovo gusto, più sobrio, delle realizzazioni armoniche.
Per molti anni Di Jorio dirige la banda di Atri, e in seguito quella di Ripatransone, nelle Marche, dove sarà impegnato anche nell'insegnamento, e presso il teatro "Luigi Mercantini". Finché, nel 1932, vince il concorso per una cattedra di musica e canto alle magistrali, risultando secondo a livello nazionale.
Nominato professore a Forlimpopoli e ancora attivo come direttore bandistico a Rimini, Di Jorio inaugura qui un'altra fase importante della propria carriera musicale sperimentando il genere sinfonico (con Abruzzo, Prima rapsodia abruzzese, Sogno di bimbi, Terra d'Aligi e altri lavori), quello lirico (con le opere A la fonte, L'inghippo, La Magalda e La vergine di Cesarea) e quello sacro (con le messe Assumpta est Maria, Est vita ventura, Haec dies e Jesus Redemptor), senza dimenticare la musica da camera.
Ma l'estro di Di Jorio continua a esprimersi contemporaneamente in vari ambiti, come è testimoniato dalle collaborazioni con la coreografa Liliana Merlo, con la quale realizza il balletto Egloga abruzzese, fantasia coreografica su trama di Giuseppe Garofalo rappresentata al Cineteatro Pomponi di Pescara nel 1960 con repliche al Teatro romano di Juvanum nel 1962 e nel 1964 al Teatro Comunale di Atri, e da quella con il regista Guido Salvini per la messa in scena di La Figlia di Iorio di Gabriele D'Annunzio, presso il Teatro-monumento di Pescara, nell'agosto del 1963, interpretata da Salvo Randone, Laura Carli, Giulio Bosetti, Claudia Giannotti, Elena Zareschi e Giuliana Lojodice.
I manoscritti del maestro, donati al comune di Atri, hanno formato l'Archivio Di Jorio, istituito nel 1996.
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