l'IA non è intelligente: 60° SustainabiliTALKS©

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Per dire una parola fine sulla cosiddetta Intelligenza Artificiale e sulle aspettative ragionevoli che possiamo nutrire nei suoi confronti abbiamo intervistato uno dei "padri" del computer e dell'informatica: Federico Faggin, creatore del microchip e della tecnologia del touch screen.

Ecco il minutaglia dei temi principali trattati nell'intervista:
1'5'" chi è Federico Faggin
6'50" l'IA e l'intelligenza
13'20" Machine learning e apprendimento umano
18'43" l'IA e il libero arbitrio
25' 00" IA e creatività
29'00" Il collasso della funzione d'onda: i fenomeni
39'22" La responsabilità di creare gli eventi
42'00" L'intuito capacità esclusiva umana
49'40" Come fare buon uso dell'IA
52'55" L'importanza dell'educazione

82 anni, lucidissimo, il fisico e imprenditore italiano, che vive dal 1968 negli USA, conosce meglio di chiunque altro la natura e i limiti dei computer. A lui abbiamo chiesto se l'IA possa essere considerata "intelligente" e come sfruttarne meglio i vantaggi, evitandone i rischi.

Faggin ci parla dal triplice punto di vista di un esperto di informatica, di fisica quantistica e del tema della coscienza. Infatti, negli ultimi trent'anni Faggin si dedica anima e corpo allo studio del fenomeno della coscienza, della quale ha sviluppato una teoria avanzata che spiega nel suo ultimo libro "Irriducibile" (che raccomandiamo caldamente di leggere).

Per lui il divario tra intelligenza umana e computer è incolmabile; questo proprio in virtù della diversa natura dei due. Il computer è una macchina classica, deterministica, che può solo lavorare a grande velocità scelte binarie basate sul duo 1-0, individuando al massimo alte probabilità statistiche di corrispondenze simboliche.

L'essere umano, ma anche la singola cellula, sono al contrario "macchine" sia classiche che quantistiche, operando allo stesso tempo nei due modi. Questo però permette di creare realtà prima non esistenti, in base alla disponibilità del libero arbitrio. Cosa del tutto preclusa al computer, per quanto potente e "intelligente" sia.

Per questo Faggin, in conclusione, invita a ricordare bene questa differenza e che l'uomo è molto di più di una macchina, checché la si voglia chiamare "intelligente". Dunque l'esortazione è quella di mantenere il controllo sulle nostre vite, usare intelligentemente i computer e le tecnologie dell'IA, ma sapendo che ne trarremo beneficio solo se manterremo la responsabilità di ciò che da esse viene elaborato e definito.

Buon ascolto!

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