Il Balbuziente (Trilussa / Calzelli, 1903)

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Trascrizione a cura di Guido Menestrina (registrazione audio: Franco Nardi de I Menestrelli de Roma) di un bel componimento di Trilussa, su musica di Alipio Calzelli, portato alla notorietà dal canzonettista (ma anche attore in oltre 50 film dal '35 al '45) Nicola Maldacea.

Trilussa, pseudonimo anagrammatico di Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri[1] (Roma, 26 ottobre 1871 – Roma, 21 dicembre 1950), è stato un poeta, scrittore e giornalista italiano, particolarmente noto per le sue composizioni in dialetto romanesco.

Con un linguaggio arguto, appena increspato dal dialetto borghese, Trilussa ha commentato circa cinquant'anni di cronaca romana e italiana, dall'età giolittiana agli anni del fascismo e a quelli del dopoguerra. La corruzione dei politici, il fanatismo dei gerarchi, gli intrallazzi dei potenti sono alcuni dei suoi bersagli preferiti. Ma la satira politica e sociale, condotta d'altronde con un certo scetticismo qualunquistico, non è l'unico motivo ispiratore della poesia trilussiana: frequenti sono i momenti di crepuscolare malinconia, la riflessione sconsolata, qua e là corretta dai guizzi dell'ironia, sugli amori che appassiscono, sulla solitudine che rende amara e vuota la vecchiaia (i modelli sono, in questo caso, Lorenzo Stecchetti e Guido Gozzano).

La chiave di accesso e di lettura della satira del Trilussa si trovò nelle favole. Come gli altri favolisti, anche lui insegnò o suggerì, ma la sua morale non fu mai generica e vaga, bensì legata ai commenti, quasi in tempo reale, dei fatti della vita. Non si accontentò della felice trovata finale, perseguì il gusto del divertimento per sé stesso già durante la stesura del testo e, ovviamente, quello del lettore a cui il prodotto veniva indirizzato.

Qui il testo completo del componimento:
So-sono intelligente e ca-carino
ma tengo un pi-pi-piccolo difetto
qua-quando pa-parlo, balbetto
m'impu-punto sempre un po-pochino
Una co-cosa sola mi co-consola:
Qua-qualunque do-donna ch'ho incontrato
M'ha detto: "Sei be-bello, pe-peccato
Che ti ma-manchi la pa-pa-rola!"
E il proverbio consiglia di pensare
Se-sette volte prima di parlare
Io che invece ta-tartaglio
Ne penso qua-quattordici, e mi sbaglio.

Pa-parecchie da-dame del gran mondo
So-sono innamorate co-cotte
Giusto in una fe-festa, l'altra notte,
Ba-ballai con un angelo bio-biondo
Le dicevo guardandola in fa-faccia:
Io quel ch'ho sulla bocca, ho nel cu-cuore,
Voglio farla mi-mia! - "Ta-tanto amore"
Lei disse: "Mi fo-fo-fo..." - "Ta-taccia"
E il proverbio consiglia di pensare
Se-sette volte prima di parlare
Io che invece ta-tartaglio
Ne penso qua-quattordici, e mi sbaglio.

Se non avessi ta-ta-tartagliato
finivo alla Ca-camera pur'io
era il so-sogno del pa-padre mio
avere un figlio deputa-putato
E mi diceva "Se ci-ci-ci andrai
non aprir mai bo-bocca, non di-dir niente
il deputato indipe-pe-pendente
sta zi-zi-zitto e non pa-parla mai"
E qua-quando ricordo il pa-passato
qua-quanta passione ho suscitato
ma al mondo tout pa-passe!
Tout pa-passe! Tout casse! Tout lasse...

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A funny song from the very beginning of the 20th century, on a poem by Trilussa, ideally gaily sung by a stutterer about his own condition...

Trascrizione / Transcription: http://www.musicaltranscriptions.com/...

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