Lo conte de Ulisse

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Documentario di Giovanni Fiori, intervista a Jusè Tilloca "Casanova", uno degli ultimi nassaioli di Alghero. Concorso video "Arrés és", II edizione. Video d'epoca di Fiorenzo Serra ("Vagando per il golfo","L'avvento dell'autunno", "Gli spigolatori della laguna"),copyright Ilisso Nuoro.

Josè Tilloca, "Casanova" di soprannome (che non è altro che il cognome della madre) è un anziano pescatore algherese, nato nel 1935, cresciuto da bambino con mio padre. Sempre assieme, per la strada e nella raccolta delle olive, in seguito ognuno di loro ha preso il suo destino: mio padre muratore, Josè, figlio di nassaioli, la vita di mare. Dai nove anni ha seguito la famiglia a Capo San Marco, una punta di scogli dove vivevano tre o quattro equipaggi, tutti algheresi, che facevano "il mestiere dei giunchi". Una vita dura, fatta di poche cose. Unica compagnia quando rimaneva solo in baracca ad aspettare il padre e i fratelli usciti in barca era il cane Tozzino. Da qui prende le mosse il racconto della vita di quest'uomo, trascorsa fino ai 33 anni tra Capo San Marco, Torre Grande e Cabras (dove conosce quella che diventerà l'adorata moglie); ormai sposato e con figli, ritorna ad Alghero, dove comanda una barca di Bacanti (armatore algherese), "Madonna delle Grazie", fino al suo ritiro dal lavoro.
Dagli undici anni apprende l'arte di famiglia, la costruzione delle nasse, e a breve diventa
un "uomo di ago", un "pratic", ovvero un maestro riconosciuto di questo mestiere scomparso.
La vita del marinario è per definizione caratterizzata da incontri e scambi con gente nuova, forestiera. Come un cieco che affina gli altri sensi lui, analfabeta, usa la memoria come un archivio: ecco che si dispiega il racconto della sua vita che si incrocia con quella di mille altri personaggi, luoghi, lingue e culture, il tutto accompagnato dalla velocità abbagliante di gesti appresi fin da bambino.
Interessante scoperta e commento preciso sono i filmati originali di Fiorenzo Serra, grande documentarista sardo che filmò la vita e le economie tradizionali della Sardegna negli anni sessanta. Le immagini documentano il mestiere dei nassaioli algheresi e dei pescatori dello stagno di Cabras, che Josè descrive con una innata "osservazione partecipante".
Narratore straordinario, maestro di oralità, unico mezzo conosciuto per comunicare col mondo, Josè Casanova riesce a dar vita a personaggi a tutto tondo: "La Pantera", i carlofortini, i capibarca d'altri tempi, fino a dipingere il quadro di "Ulisse", figura quasi mitica, romanzesca. Senza una gamba, povero ma dotato di un "coraggio enorme", deve il soprannome alla sua sfida melvilliana alla natura e gli elementi.
Ma tutto questo non basterebbe a dare il titolo all'intera opera. Ogni Ulisse che si rispetti ha bisogno di un "nostos". Che c'è nel finale, ma non è dell'Ulisse con una gamba sola,
ma del vecchio pescatore che ha fatto di tutta la sua vita un viaggio, dell'Ulisse-Casanova che dopo cinquant'anni, accompagnato dall'amico con cui era cresciuto, compie il commosso ritorno al luogo da dove tutto ebbe inizio, alla capanna di pietra e fango in una punta di scogli nella costa della Sardegna occidentale.

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