Costantemente in testa alla classifica nell'arco di un torneo comunque molto equilibrato, fece ritorno allo scudetto la Juventus di Marcello Lippi destinata a vincere, nel corso della stagione, anche Supercoppa UEFA e Coppa Intercontinentale. Con il gruppo storico del Milan che abdicò definitivamente dopo un decennio di successi in Italia e in Europa, i principali avversari dei bianconeri furono l'Inter di Roy Hodgson, in crescita, e il Parma di Ancelotti.
Il torneo partì l'8 settembre 1996. La Juventus si ritrovò solitaria in testa già alla quarta giornata; il 13 ottobre i bianconeri, perdendo a Vicenza, consentirono all'Inter di andare temporaneamente in vetta ma, appena la settimana successiva, il vittorioso esito dello scontro diretto al Delle Alpi permise alla Vecchia Signora di sorpassare i rivali. Nelle giornate seguenti lombardi e piemontesi continuano ad alternarsi in testa alla classifica, mentre a fine novembre fu il sorprendente Vicenza di Francesco Guidolin a dare problemi ai bianconeri.
Decisiva per la fuga della squadra di Lippi fu la vittoria interna del 15 dicembre sul Verona, ottenuta rimontando un doppio svantaggio iniziale (3-2). Frattanto i campioni in carica del Milan andavano incontro a una crisi di risultati a cui non seppe porre rimedio neppure il ritorno in dicembre di Arrigo Sacchi, chiamato a sostituire l'esonerato Tabárez dopo la sconfitta dell'undicesimo turno sul campo del Piacenza (3-2). Alla sosta natalizia la Juventus si trovava al comando seguita, in coabitazione al secondo posto, da due impronosticabili rivelazioni quali Vicenza e Napoli, autrici di un cammino nettamente al di sopra delle premesse estive. La situazione mutò nuovamente al giro di boa, con i bianconeri campioni d'inverno a +4 su una Sampdoria trascinata dall'intesa tra la nuova coppia-gol Mancini-Montella, +5 sull'Inter e +6 su Vicenza e Parma.
Il girone di ritorno sembrò iniziare bene per i blucerchiati che il 2 febbraio 1997, espugnando in rimonta San Siro (3-2 sul Milan), si portarono a −2 dalla Juventus bloccata sullo 0-0 a Cagliari. A partire da quel momento, però, i liguri calarono improvvisamente di ritmo, favorendo un nuovo allungo bianconero. Arresasi anche l'Inter dopo lo 0-0 del confronto diretto a San Siro, si fece dunque avanti il Parma, per una rincorsa che apparve però tardiva. Il 6 aprile gli uomini di Lippi ottennero una storica vittoria per 6-1 in casa milanista, sicché i ducali poterono solamente avvicinarsi quando, la settimana successiva, la capolista fu sconfitta a domicilio dall'Udinese; tuttavia furono gli stessi friulani di Alberto Zaccheroni, andando a violare anche il Tardini il 20 dello stesso mese, a danneggiare i sogni di rimonta dei gialloblù.
Lo scontro diretto di Torino del 18 maggio, ultima occasione parmense per riaprire i giochi, si chiuse con un 1-1 che mantenne i padroni di casa a +6 assegnando virtualmente loro lo scudetto, poi matematicamente conquistato cinque giorni dopo a Bergamo, quando ai piemontesi bastò un identico parziale contro l'Atalanta del capocannoniere Inzaghi (24 reti) per festeggiare, con una giornata di anticipo, il loro ventiquattresimo titolo italiano. Agli emiliani rimase la consolazione della prima qualificazione della loro storia alla Champions League: da quest'anno infatti la UEFA iniziò un radicale rinnovamento delle proprie manifestazioni, aggiungendo un secondo posto nella massima competizione europea per club agli otto migliori campionati continentali, tra i quali in prima fila vi era quello italiano.
In zona UEFA, un finale povero di risultati costò al neopromosso Bologna di Renzo Ulivieri la qualificazione in Europa, a vantaggio di Sampdoria e Udinese: per i friulani fu l'esordio sul palcoscenico continentale e, sotto la guida del patron Giampaolo Pozzo, la consacrazione come solida realtà della provincia calcistica italiana per gli anni a venire. Stagione da dimenticare, al contrario, per un deludente Milan che chiuse la classifica all'undicesimo posto, a posteriori il suo peggiore piazzamento nell'era Berlusconi.
In coda, salvezza anticipata per una Roma in crisi d'identità, costretta in aprile a richiamare in panchina Nils Liedholm onde evitare maggiori patemi, ma non per il Napoli, matematicamente sicuro della permanenza in massima serie solo a due turni dal termine: i partenopei furono protagonisti di una vera e propria annata double face dove, agli ottimi risultati nel girone di andata, inversamente fece seguito una tornata di ritorno dove cedettero alla distanza, culminata nell'avvicendamento tra Simoni e Vincenzo Montefusco. Immediato, invece, il ritorno in Serie B per Reggiana, Verona e Perugia; mentre emiliani e veneti si arenarono ben presto, gli umbri furono condannati solo all'ultima giornata dalla classifica avulsa che altresì mandò Cagliari e Piacenza allo spareggio: sul campo neutro del San Paolo prevalsero per 3-1 i biancorossi, rispedendo dopo sette stagioni i rossoblù tra i cadetti.
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