La Via dell'Acqua a Valli del Pasubio

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Una facile passeggiata da Valli del Pasubio (Alto Vicentino) lungo il torrente Leogra, che scende dal gruppo del Pasubio.
Il percorso permette di apprezzare alcuni tratti peculiari della Valle e vedere la grande ricchezza d'acque della zona. Uno spaccato tra natura e storia, compreso il grande capannone di una importante industria di imbottigliamento di acqua minerale.

In particolare, potremo osservare alcune case abbandonate ed in precario stato di conservazione, un bellissimo esempio di segheria alla veneziana con una grande ruota idraulica ed una più piccola e veloce per azionare la sega, le opere di canalizzazione per alimentare le ruote idrauliche.
Generalmente, alla domenica mattina nel periodo estivo, la segheria viene messa in funzione e questo ci permette una straordinaria esperienza conoscitiva di quello che fu per secoli il lavoro artigiano, fatto di tanta, tanta, fatica ed anche di tanto, tanto, tantissimo ingegno.
La segheria "alla veneziana" è rimasta in funzione attivamente fino agli anno ottanta del secolo scorso, ed è ancora mantenuta perfettamente. Non è un museo.
Emozionante sentire il rumore opprimente dell'acqua che aziona le ruote e il suono profondo e ritmico della sega.

Poco più a valle, verso il paese, un'intera contrada in rovina. Nella parte bassa verso il fiume troviamo i resti di quello che fu un Maglio, un'officina per la lavorazione del ferro battuto.
Vi sono ancora i resti delle canalizzazioni e la canaletta di alimentazione ora muta e senz'acqua, che piange assieme all'antico lavatoio e al forno per il pane.
Ma quello che lascia stupiti, senza parole, che ti prende come un pugno secco nello stomaco e ti strozza la gola fino a farti piangere di commozione è la massiccia ruota in rovina che azionava il grande maglio, il martellone.
L'albero motore, una grossa trave di legno, è marcita e scomparsa, ma rimane ancora l'attaccatura, il supporto del martello e la piastra dove batteva i colpi. All'esterno, appena fuori della porta, un grosso tino di pietre permetteva di temprare il ferro rovente. Sparse in giro mole e altri miseri resti. L'officina è tutta in rovina e crollata.
Era un luogo davvero infernale, Dantesco vien da dire, tra rumori dell'acqua, cigolii vari, il devastante battere ininterrotto del maglio, la fucina con i mantici e il fuoco molto allegro, fumi asfissianti, ferri roventi, il bollire del ferro caldo nella tina d'acqua, urla e imprecazioni dei lavoratori.

E' uno di quei posti che ti commuove profondamente, che ti costringe a meditare sul senso della vita, che ti fa capire che perdendo questo mondo abbiamo perso, per sempre, la nostra civiltà. E senza di essa siamo degli orfani in un mondo globalizzato e appiattito sulla cultura del nulla.

Il percorso è perfettamente agibile e tabellato con pannelli divulgativi e si mantiene integralmente sulla sinistra idrografica della valle. Sono circa tre chilometri di cammino in leggera salita, più altrettanti per il ritorno. L'itinerario si può percorrere in un paio d'ore o di più con molta calma ed è adatto a tutte le stagioni.

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