Carceri, detenuto denuncia i furti degli agenti e viene pestato

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http://www.ilfattoquotidiano.it/ Minacciato, vessato, picchiato. La sua colpa? Essersi rifiutato di far parte del gruppo interno al carcere, che si sarebbe spartito i generi alimentari. Ismail Ltaief è un tunisino di 45 anni, condannato a cinque anni di reclusione per detenzione illegale di armi. Ne sconta quattro, per buona condotta, una parte dei quali nel penitenziario di Velletri, in provincia di Roma dove gli viene proposto di lavorare in cucina, uno dei pochi lavori possibili.

Ismail si rende subito conto che qualcosa non va e inizia ad annotare su un diario che dalla cucina sparisce il cibo. E a farlo sparire sarebbero alcuni agenti penitenziari, in combutta con altri detenuti. Gli viene chiesto persino di far parte del gruppo, ma lui non ci sta e pensa di denunciare quanto accade. Le minacce iniziano così: "Ti faccio murare in un pilastro di cemento armato", gli avrebbe detto un agente. Ismail ha paura, viene spinto a ritrattare tutto. Ma le vessazioni continuano, anzi, diventano violenza.

Alla fine di maggio 2010, con una scusa, viene portato fuori dalla cella. "Mi hanno detto che avrei dovuto aiutare alcune agenti della polizia penitenziaria nel capire cosa stesse dicendo un altro detenuto tunisino e, invece, - racconta - appena entrato in una saletta, hanno cominciato a picchiarmi, pensavo di essere salvo perché uno di loro ha detto: non lasciamogli segni. Poi, sono caduto a terra e hanno continuato: calci, pugni, così forti che ho vomitato e mi sono pisciato addosso, poi ho perso i sensi".

Gli è andata bene: ha riportato "solo" la frattura di una vertebra e numerose ecchimosi ("calci e pugni", scrive, testuale, il giudice per le indagini preliminari). Ma ha deciso di andare avanti nella sua battaglia: giovedì comincia a Velletri il processo a carico di cinque appartenenti alla polizia penitenziaria, accusati a vario titolo di: violenza privata, lesioni gravi e intralcio alla giustizia. Al fianco di Ismail, l'associazione radicale "Il detenuto ignoto" e l'avvocato Alessandro Gerardi. La Procura sta ancora indagando, invece, sull'ipotesi di peculato.

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