Santa Maria Goretti - Film Completo - Il cielo sulla palude - Augusto Genina 1949

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Santa Maria Goretti acque a Corinaldo in provincia di Ancona il 16 ottobre 1890 e fu battezzata lo stesso giorno coi nomi di Maria Teresa.
I genitori, Luigi Goretti e Assunta Carlini, ebbero oltre a lei, la primogenita, altri quattro figli e lavoravano come braccianti agricoli. Stentando nel vivere con la numerosa famiglia, decisero di trovare lavoro altrove. Essi scelsero, nel 1897, di spostarsi nell’Agro Pontino.
Quella zona non era certamente un luogo salutare, perché d’estate era invaso dalle zanzare portatrici della malaria.
I Goretti giunsero nella tenuta del senatore Scelsi a Paliano come mezzadri. Lì conobbero un’altra famiglia: Giovanni e Alessandro Serenelli, padre e figlio, pure marchigiani.
In seguito le due famiglie lasciarono Paliano e iniziarono a lavorare come mezzadri nella tenuta del conte Attilio Mazzoleni, a Ferriere di Conca.
Mentre i suoi genitori si adoperavano nel lavoro dei campi, Maria accudiva alle faccende domestiche, tenendo in ordine la casa e badando ai fratellini. Il 6 maggio 1900, il padre morì, stroncato dalla malaria. Maria aveva allora 10 anni: prese a confortare la mamma rimasta sola, dicendole che Dio non l’avrebbe abbandonata.
La famiglia rimase in debito con il conte e, dietro la disperata richiesta da parte di Assunta di restare, perché con cinque figli non aveva dove andare, il conte acconsentì, purché nel rimanere si associasse ai Serenelli, che abitavano nella stessa cascina.
Marietta recitava il Rosario ed era molto religiosa, come d’altronde tutta la famiglia: era definita dalla gente dei dintorni «un angelo di figliola». Con grandi sacrifici riuscì a frequentare il catechismo. Con tutta probabilità, fu il 16 giugno 1901, a meno di undici anni, il giorno in cui ricevette la Prima Comunione.
Da allora partecipò alla Messa nella chiesa della vicina Conca, oggi Borgo Montello, che però da giugno a settembre chiudeva. Allora, sacrificando ore al sonno, si recava a Messa a Campomorto, distante parecchi chilometri. In tutta la sua vita ricevette l’Eucaristia solo cinque volte, perché all’epoca la Comunione frequente non era incoraggiata.
Alessandro Serenelli, dotato di un fisico robusto, rappresentava l’orgoglio del padre, non solo perché sapeva lavorare sodo nei campi, ma anche perchè sapeva leggere e scrivere.
Quando si recava in paese, ritornava sempre con qualche rivista, le cui illustrazioni ritraevano artiste in pose ritenute audaci per l’epoca. Questo suscitava le proteste di Assunta.
Alessandro ormai guardava Maria con occhi diversi da qualche anno prima. Cominciò a insidiarla, ma fu sempre respinto. Un giorno le fece apertamente delle proposte peccaminose: al rifiuto di Maria, la minacciò di morte se ne avesse parlato in famiglia. Per non aggravare i già tesi rapporti fra le famiglie, ubbidì, pur non capendo la situazione.
Il 5 luglio 1902 i Serenelli e i Goretti erano intenti alla sbaccellatura delle fave. Maria, seduta sul pianerottolo, rammendava una camicia di Alessandro. A un certo punto, lui lasciò il lavoro e con un pretesto si avviò a casa. Giunto sul pianerottolo, invitò Maria a entrare, ma lei non si mosse: la prese per un braccio e la trascinò dentro la cucina.
La ragazzina capì le sue intenzioni e prese a dirgli: «No, Dio non vuole, se fai questo vai all’inferno». Ancora una volta respinto, il giovane andò su tutte le furie: preso un punteruolo che aveva con sé, cominciò a colpirla.
Mentre lui, ormai furioso, la colpiva con violenza sulla pancia, lei ancora invocava la mamma e supplicava: «Che fai Alessandro? Tu così vai all’inferno…». Quando vide le chiazze di sangue sulle sue vesti, la lasciò, ma capì di averla ferita mortalmente.
Le grida di Marietta fecero accorrere la madre, che la trovò in una pozza di sangue. In seguito alla copiosa perdita di sangue e della sopravvenuta peritonite, provocata dalle 14 ferite del punteruolo, i medici fecero di tutto per salvarla.
Il giorno seguente fu predisposto tutto perché avesse gli ultimi Sacramenti. Prima di darglieli, don Signori chiese a Maria se perdonasse il suo assassino. La sua risposta fu: «Sì, per amore di Gesù gli perdono e voglio che venga vicino a me in Paradiso». Spirò alle 15.45 di domenica 6 luglio 1902: aveva 11 anni, 8 mesi e 21 giorni.
Alessandro fu processato e condannato a trent’anni di carcere. Il terzo anno di prigione, fece un sogno: gli parve di vedere Maria che gli veniva incontro e gli porgeva dei gigli. Ogni volta che ne prendeva uno – in totale quattordici, come i colpi che le inferse – si tramutavano in lingue di fuoco. Il mattino dopo si rivolse al cappellano del carcere: fu quello l’inizio della sua conversione.
Dopo che la pena gli fu abbreviata, decise di andare da mamma Assunta a chiedere perdono: lei accettò, anche visto che la figlia l’aveva perdonato per prima. Si accostarono quindi insieme alla Comunione.
Alessandro lavorò poi come ortolano. Morì il 6 maggio 1970, a 88 anni, ormai riconciliato col suo passato.

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