VUOI CHE NEL FUORI | live recording + score

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Marco Momi | VUOI CHE NEL FUORI ( Ricordi 2020 )
for percussion trio and electronics
commissioned by Milano Musica
recording of the world premiere at PIRELLI HANGARBICOCCA
29° FESTIVAL MILANO MUSICA - "Caminantes"
17. X. 2020 - Milan

ZAUM Percussion
Carlota Cáceres
Simone Beneventi
Matteo Savio

Alvise Vidolin, Luca Richelli | electronics

VUOI CHE NEL FUORI is a work for percussion trio and electronics that is related with two pieces I composed recently, "Vuoi che i passi accadano" and "Vuoi che perduti". One of the central aspects of this small cycle is represented by the link between sound and gesture, a union that sometimes knows frictions, displacements or openings towards unexpected connections. The gesture that produces the sound (staged sound) is interpenetrated with the dramaturgy and sometimes frees itself of its frequential nature to assume a thaumaturgical value: it comes out of the instrument, from the body/perimeter through the voice or the motorial enchantment. It is through this episodic outflow (sometimes rapid or hesitant, sometimes lost and aimless) that the body knows the magnetism of what is outside. To glimpse the otherness, whether distant or near, implies a trespassing of the gaze and the eventual contact with what can take away or become an adherent embrace. But if the "outside" speaks foreign languages, the due mediations bring us back to the confrontation with ourselves and with our own intimacy that we want to translate. This elastic step straddling the boundary succeeds, in some cases, in crossing even the verse, in making it transgress the syntax. The gesture of sound then changes consistency, absorbs another time, out of scale. Natural or synthesized, sometimes a landscape happens.

VUOI CHE NEL FUORI è un lavoro per trio di percussioni ed elettronica che si lega a due brani che ho composto recentemente, “Vuoi che i passi accadano” e “Vuoi che perduti”. Uno degli aspetti centrali di questo piccolo ciclo è rappresentato dal legame tra suono e gesto, un’unione che talvolta conosce frizioni, sfasamenti o aperture verso connessioni inattese. Il gesto che produce il suono (staged sound) è compenetrato alla drammaturgia e talora si libera della natura frequenziale per assumere un valore taumaturgico: esce fuori dallo strumento, dal corpo/perimetro attraverso la voce o l’incantamento motorio. È attraverso questo fuoriuscire episodico (a volte rapido o esitante, a volte perso e senza meta) che il corpo conosce il magnetismo di ciò che è al di fuori. Scorgere l’alterità, lontana o vicina che sia, comporta uno sconfinamento dello sguardo e il contatto eventuale con ciò che può portar via o farsi aderente abbraccio. Ma se il “fuori” parla lingue straniere, le mediazioni dovute ci riportano al confronto con noi stessi e con l’intimità più nostra che vogliamo tradurre. Questo passo elastico a cavallo del confine riesce, in alcuni casi, ad attraversare anche il verso, a fargli trasgredire la sintassi. Il gesto del suono cambia allora consistenza, assorbe un altro tempo, fuori scala. Naturale o di sintesi, talvolta accade un paesaggio.