Caos per i natanti italiani all'estero

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Il Parlamento italiano ha approvato gli emendamenti al "pacchetto nautica" del Decreto di
Legge Made in Italy, frutto di un confronto tra Confindustria Nautica, il Ministro Adolfo Urso e il
Ministero delle Infrastrutture.
Secondo le nuove disposizioni, per navigare in acque straniere ai proprietari di natanti italiani basterà presentare alle autorità degli altri paesi un documento tecnico dell'imbarcazione (DCI = Dichiarazione di Costruzione / Importazione), e una dichiarazione di proprietà autenticata.
Tuttavia, solo in Italia le imbarcazioni sotto i 10 metri non hanno obbligo di immatricolazione, mentre in Slovenia sopra i 3 metri e in Croazia sopra i 2,5 metri tutte le unità devono essere registrate.
Tutto questo ha solo generato caos, infatti le nuove regole italiane per poter essere effettivamente
applicate, sarebbe necessario esistesse un accordo bilaterale con Slovenia, Croazia e Grecia, e questo sembra chiaramente impossibile visto che i cittadini di questi paesi sono obbligati a far ispezionare, certificare e infine registrare le proprie imbarcazioni, non si capisce perché ai natanti Italiani dovrebbe essere concesso di non farlo, visto che è nelle loro acque che vorrebbero navigare.
Inoltre, per ottenere il DCI da Confindustria Nautica, i proprietari di imbarcazioni non marchiate CE dovranno fornire specifici documenti tecnici, non sempre disponibili per piccole barche o gommoni più vecchi.
Infine il costo (dai 300 ai 500 euro a pratica) corrisponde a quello di una registrazione con bandiera estera, non risolve il problema, richiede diversi passaggi burocratici ed inoltre mantiene limiti di navigazione diversi per natanti ante e post marcatura CE.
La soluzione migliore per gli armatori Italiani resta sempre quella di registrare i propri natanti con la bandiera Slovena, unica alternativa seria a quella Italiana, per evitare problemi di navigazione in acque estere ed oltre le 6 miglia dalla costa.

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