FOGLIE AL VENTO - analisi breve del film.

Il cineasta finlandese Aki Kaurismaki fa centro con "Foglie al vento", un film minimalista, crudo ed essenziale, Premio della Giuria a Cannes nel 2023, che riprende idealmente e completa la trilogia di film operai e sociali realizzata alla fine degli anni ’80.

Sono passati quattro decenni ma il tempo sembra essersi fermato in una Helsinki prevalentemente notturna dove si muovono i due protagonisti Ansa e Holappa interpretati rispettivamente da Alma Pöysti e Jussi Vatanen.

“Foglie al vento”, libero e convincente adattamento in italiano del titolo originale che letteralmente significa foglie morte, mette in scena l’incontro tra due solitudini che si muovono ai margini della società.

Lei, Ansa, è una commessa di un supermercato che vive in pochi metri quadrati da qualche parte nella periferia della città. Ha un passato tragico, il padre ed il fratello sono morti alcolizzati, la madre di conseguenza per il dolore ed un presente vissuto tra precarietà e vessazioni. Il senso di solitudine diventa totale disillusione quando scopriamo che in casa ha un solo piatto per mangiare perché non esiste all’orizzonte nemmeno la possibilità che qualcuno la vada a trovare.

Lui, Holappa, è un operaio che vive in un container del cantiere dove lavora condividendo lo spazio con altri manovali. Una brandina ed un armadietto, questo è tutto quanto resta al quarantenne del quale non si conosce il passato. Il suo presente è segnato dal vizio per l’alcol e dal compulsivo desiderio di accendersi una sigaretta.

Lo svago che si concedono i due nella monotonia del quotidiano è una serata al karaoke, un locale frequentato da relitti di varia umanità. Qui una sera si incontrano casualmente e vengono istintivamente attratti l’uno dall’altra per una sorta di affinità elettiva interiorizzata e strozzata che non troverà mai uno sfogo sensuale nel corso della pellicola.

Buona visione!

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