(#Antoniosanna3131)
Fertilia
Progettata dal regime fascista come ‘città ideale’, alter ego della catalana Alghero, oggi è una borgata tra mare e laguna nel nord-ovest della Sardegna, che conserva memoria di vicende singolari
Fu l’ultima ‘città del duce’ nell’Isola, dopo Mussolinia (poi Arborea) e Carbonia, costruita ‘esplicitamente’ in posizione opposta ad Alghero, sul versante nord della Riviera del Corallo, ben visibile dai bastioni dell’antica città catalana di cui oggi è frazione. Fertilia, piccolo centro di duemila abitanti molto simile al borgo originario, nel passato recente ha vissuto di agricoltura e pesca, nel presente è ‘porta’ turistica della Sardegna grazie all’aeroporto, distante cinque chilometri dalla borgata.
Torri, edifici e campagne attorno raccontano origini e vicende: architetture razionaliste, trasformazioni fondiarie, politiche di memoria e rimozione, sovrapposizioni di culture a partire dagli anni Trenta. Nel contesto di un decennio di bonifiche e migrazioni, l’ente ferrarese (poi sardo) di colonizzazione fu incaricato di creare le condizioni per fondare la ‘città nuova’, che nelle intenzioni di regime sarebbe dovuta assurgere a fulcro del territorio, alternativa ad Alghero, mentre la nuova cittadinanza avrebbe dovuto ‘italianizzare’ la vecchia comunità custode di lingua e cultura catalane. E così la Nurra, terra all’epoca paludosa e malarica, isolata e spopolata, diventò meta ‘esotica’ di famiglie contadine di Ferrara, che dapprima vissero in casolari sparsi, poi popolarono la neonata Fertilia.
Il prologo della fondazione fu la bonifica della laguna del Calich avviata a fine XIX secolo. Il primo avveniristico progetto di costruzione, invece, è del 1935, redatto da Arturo Miraglia, si rifaceva al modello della città diffusa sul territorio mutuato dalle ‘città-giardino’ inglesi. Non confacente all’ideologia fascista, fu messo da parte. L’incarico fu affidato due anni dopo a quattro architetti uniti sotto la sigla 2PST, che partirono dallo schema precedente ma lo trasformarono con una maglia ortogonale a separare spazi religiosi, civici e commerciali. La borgata sorse in uno stile razionalista, sobrio, incentrata su un asse – via Pola - che dal mare giunge alla piazza della chiesa. Ai lati s’innalzarono due blocchi di edifici simmetrici e porticati in trachite rossa, ispirati al classicismo ripulito di elementi superflui.
L’8 marzo 1936 fu celebrata la posa della prima pietra della parrocchiale del Sacro Cuore. All’atto dell’inaugurazione, in realtà, l’unico edificio in piedi era la scuola elementare, risalente al piano Miraglia, audace architettura che si sarebbe distinta dal carattere autarchico delle successive. Nel biennio 1939-41 sorsero, sul lungomare, palazzo comunale con torre littoria, casa del fascio e albergo; lungo i porticati, edificio postale, caserma e sede dell’ente di bonifica. I lavori s’interruppero nel 1942 per la situazione tragica della seconda guerra mondiale, il loro completamento avvenne a cavallo di metà XX secolo, quando la borgata accolse i profughi dalle terre italiane passate alla rinata Jugoslavia. È il secondo capitolo della storia, da simbolo incompiuto del regime a ‘porto di salvezza’: tra 1948 e 52 complicata integrazione.
Gli influssi ferraresi sono ancora rintracciabili in cognomi, dialetto e cucina, mentre i numerosi riferimenti veneti e friulani sono in vie, piazze e simboli: nel lungomare campeggia una colonna commemorativa sormontata da un leone alato ‘veneziano’. La parrocchiale, nella ‘seconda vita’ di Fertilia, fu intitolata a san Marco evangelista. La sua facciata a capanna accoglie l’ingresso con ampia vetrata, che mostra in trasparenza l’aula e le sue opere d’arte, tra le quali spicca il mosaico sull’altare maggiore dell’artista sardo Giuseppe Biasi. Al corpo principale s’innestano battistero e campanile, aggiunto nel 1955.
L’abitato sorge nel punto in cui il Calich, esteso quasi cento ettari e incluso nel parco di Porto Conte, si ricongiunge al mare attraverso il canale di Fertilia: qui vedrai i ruderi di un ponte di origine romana, restaurato nel Medioevo, che per millenni ha collegato Nurra e Bosano. La spiaggia della borgata è Punta Negra, dal colore degli scogli che la contornano, pochi chilometri distano Le Bombarde e il Lazzaretto, le spiagge più celebri della Riviera insieme a quelle ‘cittadine’, Lido di San Giovanni e Maria Pia. Gran parte del litorale è protetto dall’area marina di Capo Caccia, le cui bellezze sono raggiungibili via mare dalla marina di Fertilia.
(Da SardegnaTurismo)
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