Giorgio Andreotta Calò | CITTÀDIMILANO | Pirelli HangarBicocca

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Giorgio Andreotta Calò
CITTÀDIMILANO
A cura di Roberta Tenconi / 14 Febbraio - 21 Luglio 2019

Giorgio Andreotta Calò (Venezia, 1979; vive e lavora tra Italia e Olanda) è uno degli artisti italiani più interessanti degli ultimi anni e ha rappresentato l’Italia alla 57ma Biennale di Venezia (2017). Le sue opere comprendono sculture, installazioni ambientali di larga scala e interventi spaziali che trasformano architetture o interi paesaggi e sono spesso concepite per essere incluse in un ricco sistema di rimandi e collegamenti tra di loro, anche attraverso l’uso di elementi naturali densi di significati simbolici – come l’acqua, la luce e il fuoco.
Il suo lavoro affonda le radici in alcune pratiche concettuali e processuali tipiche degli artisti degli anni Sessanta e Settanta per poi aprirsi a nuove evoluzioni ed è il risultato di un lungo processo di ricerca sui materiali – da quelli classici, come bronzo e legno, ad altri più inusuali come ad esempio il caranto, lo strato argilloso sottomarino su cui sorge la città di Venezia –, sulle tecniche di lavorazione e sulla loro origine. Il suo interesse per i materiali organici avvicina le sue opere agli attuali dibattiti internazionali sull’utilizzo e dispersione delle materie prime e ai temi sui cambiamenti socio-ecologici.
Parte integrante della sua metodologia artistica è la costante rielaborazione e riconfigurazione delle sue opere in base al contesto geografico e culturale in cui vengono esposte: per CITTÀDIMILANO l’artista si concentra sulla sua pratica scultorea, presentando in stretto dialogo lavori realizzati dal 2008 a oggi e qui concepiti come parte di un unico paesaggio, che trasforma la percezione dell’ambiente ed evidenzia i legami che intercorrono tra le opere stesse.
Per l’occasione Giorgio Andreotta Calò ha inoltre compiuto ricerche sulla storia della società Pirelli, concependo appositamente nuove opere, che portano alla luce narrazioni inedite del passato, come quella del relitto del piroscafo Città di Milano – da cui l’intera esposizione prende il titolo.

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Giorgio Andreotta Calò
CITTÀDIMILANO
Curated by Roberta Tenconi / 14 February - 21 July 2019

Giorgio Andreotta Calò (Venice, 1979; he lives and works in Italy and the Netherlands) is one of the most remarkable Italian artists of recent years and represented Italy at the 57th Venice Biennale (2017). His works include sculptures, large-scale site-specific installations and spatial works that transform both fragments of buildings and entire landscapes; they are often designed to be included in a rich patchwork of self-referencing connections, in part through the use of natural elements dense with symbolic meanings, such as water, light and fire.
His work is rooted in conceptual and processual practices typical of artists of the Sixties and Seventies but it also evolves into new directions. It always comes as the result of a long process of research into materials—from the more classical, such as bronze and wood, to the more unusual, such as caranto clay, the submarine layer beneath the city of Venice—, processing techniques and their origin. His interest in organic materials links his works to current international debates on the use and dispersal of raw materials and themes of socio-ecological change.
The constant re-elaboration and reconfiguration of his works based on the geographical and cultural context in which they are exhibited is an integral part of his artistic methodology. For CITTÀDIMILANO the artist focuses on his sculptural practice, displaying works created since 2008, and here conceived as part of a single landscape that transforms the perception of the environment and highlights the links existing between the artworks in a close dialogue.
Giorgio Andreotta Calò has also carried out research into the history of the Pirelli Company, creating new works that bring to light previously unknown stories from the past, such as the one of the wreck of the steamship Città di Milano [City of Milan] from which the exhibition takes its name.

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