La leggenda del Piave - Flauto dolce - Note - Spartito - Canto - Instrumental - Musica - Karaoke

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La leggenda del Piave (conosciuta anche come Canzone del Piave) è composta nel 1918 da Ermete G. Gaeta (noto con lo pseudonimo di E. A. Mario) e ha un immediato successo. Viene ancor oggi suonata nelle cerimonie solenni all’Altare della Patria, subito dopo l’Inno nazionale. Il brano è formato da quattro lunghe strofe. Nella prima, il Piave assiste al concentramento silenzioso di truppe per fare da barriera agli Austriaci e termina con l’ammonizione «Non passa lo straniero!». Nella seconda strofa si fa riferimento alla disfatta di Caporetto, che provoca sfollati e profughi. La terza strofa descrive la vendetta degli Austriaci, con il Piave che pronuncia il suo «no» alla loro avanzata e la ostaco-la gonfiando con una violenta piena il proprio corso, reso rosso dal sangue. Nell’ultima strofa si immagina che, una volta respinti gli Austriaci oltre Trento e Trieste, con la vittoria tornino ideal-mente in vita i patrioti Guglielmo Oberdan, Nazario Sauro e Cesare Battisti, che sono stati impiccati dal nemico.


1. Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio:
l’esercito marciava per raggiunger la frontiera,
per far contro il nemico una barriera.
Muti passaron quella notte i fanti;
tacere bisognava e andare avanti.
S’udiva intanto dalle amate sponde
sommesso e lieve il tripudiar de l’onde:
era un passaggio dolce e lusinghiero.
Il Piave mormorò: «Non passa lo straniero!».


2. Ma in una notte triste si parlò di un fosco evento
e il Piave udiva l’ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,
poiché il nemico irruppe a Caporetto!
Profughi ovunque! Dai lontani monti
venivan a gremir tutti i suoi ponti.
S’udiva allor dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio de l’onde:
come un singhiozzo in quell’affanno nero.
Il Piave mormorò: «Ritorna lo straniero».


3. E ritornò il nemico, per l’orgoglio e per la fame
volea sfogar tutte le sue brame.
Vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allor...
«No» disse il Piave, «No» dissero i fanti,
«mai più il nemico faccia un passo avanti».
Si vide il Piave rigonfiar le sponde!
E come i fanti combattevan l’onde.
Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò: «Indietro va’ straniero!».


4. E indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento
e la Vittoria sciolse le ali al vento.
Fu sacro il patto antico: tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro e Battisti.
Infranse al fin l’italico valore
le forche e l’armi dell’impiccatore
Sicure l’Alpi... libere le sponde
e tacque il Piave: si placaron l’onde.
Sul patrio suol, vinti i torvi imperi,
la pace non trovò né oppressi, né stranieri.





La leggenda del Piave
E. A. Mario
Il Piave mormorava
Calmo e placido, al passaggio
Dei primi fanti, il ventiquattro maggio
L'esercito marciava
Per raggiunger la frontiera
Per far contro il nemico una barriera
Muti passaron quella notte i fanti
Tacere bisognava, e andare avanti
S'udiva intanto dalle amate sponde
Sommesso e lieve il tripudiar dell'onde
Era un presagio dolce e lusinghiero
Il Piave mormorò: "Non passa lo straniero"

Ma in una notte trista
Si parlò di un fosco evento
E il Piave udiva l'ira e lo sgomento
Ahi, quanta gente ha vista
Venir giù, lasciare il tetto
Poiché il nemico irruppe a Caporetto
Profughi ovunque, dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti
S'udiva allor, dalle violate sponde
Sommesso e triste il mormorio de l'onde
Come un singhiozzo, in quell'autunno nero
Il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero"

E ritornò il nemico
Per l'orgoglio, per la fame
Volea sfogare tutte le sue brame
Vedeva il piano aprico
Di lassù, voleva ancora
Sfamarsi e tripudiare come allora
"No" disse il Piave, "No" dissero i fanti
Mai più il nemico faccia un passo avanti
E si vide il Piave rigonfiar le sponde
E come i fanti combattevan le onde
Rosso del sangue del nemico altero
Il Piave comandò: "Indietro va', straniero"
Indietreggiò il nemico
Fino a Trieste, fino a Trento
E la vittoria sciolse le ali al vento
Fu sacro il patto antico
Tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti
Infranse, alfin, l'italico valore
Le forche e l'armi dell'impiccatore
Sicure l'Alpi, libere le sponde
E tacque il Piave: "Si placaron le onde"
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi
La Pace non trovò né oppressi, né stranieri

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