“Capitali coraggiosi - Un viaggio nella finanza privata dalle strade di San Francisco ai grattacieli di Wall Street” è il titolo di questa puntata de “Le Interviste di Qualità”, curate da Giuseppe Castellini e prodotte dal Nuovo Giornale Nazionale (assistenza tecnica Gamma Multimedia Italia di Roberto Sportellini). Il titolo di questa puntata è lo stesso dell’ottimo saggio scritto da Bepi Pezzulli per i tipi di Armando Editore (con la prestigiosa prefazione del Prof. Paolo Savona, Presidente Consob, già due volte Ministro, tra i massimi economisti monetari del mondo) per i tipi di Armando Editore. E è proprio Bepi Pezzulli (avvocato d'affari, dirigente aziendale e saggista italo-britannico, esperto di mercati dei capitali, gestione degli investimenti e M&A. È anche un consulente di politica estera, con particolare attenzione a Israele, Regno Unito e Stati Uniti), ospite della puntata curata da Giuseppe Castellini.
Un libro, quello di Pezzulli, che spazza via non pochi miti. E uno dei miti più resistenti nell’immaginario economico è che i fondi d’investimento finanzino buone idee o imprenditori creativi. La realtà, molto più sensata, è che la finanza privata investe in industrie trasformative, che nel medio-lungo termine possano disporre di un vantaggio competitivo rispetto all’insieme del mercato. Piuttosto resistente è anche l’idea che il successo imprenditoriale dipenda esclusivamente da iniezioni di capitale di rischio nell’impresa. La realtà, molto meno intuitiva, è che la finanza privata attiva soprattutto leve non finanziarie, quali la disciplina di mercato, il trasferimento di know-how e la cultura d’impresa. Il saggio racconta la trasformazione dell’economia attraverso il finanziamento di tecnologie dirompenti e discute il ruolo degli investitori quale agenti sistemici nell’economia, illustrando le tecniche di uso del capitale privato nel contesto della risoluzione delle crisi determinate da fasi economiche recessive e da shock esogeni.
Nell’intervista, inoltre, Pezzulli si sofferma sul grave ritardo dell’Europa su questo fronte e, all’interno del grave ritardo europeo, dell’ancora più grave ritardo italiano. Ritardi che hanno un prezzo elevato in termini di crescita, di competitività nel medio e lungo periodo, di democrazia economica, di trasparenza, di capacità di affrontare i cicli economici, di mobilità della società (con l’ascensore sciale in Italia, ma non solo, praticamente fermo da anni). Mettendo a fuoco i punti specifici di questo ritardo.
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