LA BATTAGLIA DELLA LOBBIA: SULLE CIME DELL'ADAMELLO CON GLI ALPINI DEL CAPITANO NATALINO CALVI

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RICARICHIAMO IL VIDEO DEDICATO ALLA BATTAGLIA DELLA LOBBIA. UN UTENTE CI HA INFATTI CORTESEMENTE SEGNALATO LA PRESENZA DI UN ERRORE IN UNA DELLE CARTINE TOPOGRAFICHE CHE ILLUSTRANO IL CAMPO DI BATTAGLIA: LA POSIZIONE DEL PASSO DI FOLGORIDA ERA ERRATA. CI SCUSIAMO PER L'INCONVENIENTE.

BIBLIOGRAFIA
1) Isidoro Reggio, Il primo anno di guerra, in: Storia della Grande Guerra d'Italia, vol. XVI, Milano, Istituto editoriale italiano, 1916;
2) Carlo Emilio Gadda, Il Castello di Udine, Torino, Einaudi, 1975;
3) Paolo Robbiati, Luciano Viazzi, Guerra bianca. Ortles-Cevedale-Adamello (1915-1916), MIlano, Mursia, 1995;
4) Emilio Faldella, Storia delle truppe alpine. 1872-1972, Milano. Cavallotti, Landoni, 1972.

Prima della battaglia dei ghiacciai, di cui ci siamo occupati nello scorso episodio, gli italiani – lungo il settore adamellino - puntano alla conquista della Lobbia Alta, una cima delle Alpi Retiche che si innalza fino a 3.196 metri di quota. La Lobbia Alta è la maggiore delle due vette omonime che separano le vallate sulle quali si sviluppano, da un lato, il ghiacciaio - chiamato appunto della Lobbia – e, dall’altro, quello del Mandrone. Nell’operazione sono coinvolti due dei quattro fratelli fratelli Calvi, il capitano Natalino e il tenente Attilio.

Oggi parlemo dell’attacco italiano alla cima della Lobbia Alta e alle linea di quote e passi che seprano tra di loro il giacciaio del Mandrone da quello della Lobbbia. Vi racconteremo anche la storia dei quattro fratelli Calvi: Attilio, Natalino, Santino e Giannino: tutti ufficiali delle penne nere.

Nella primavera del 1916 alla ripresa dei combattimenti, tra lo Stelvio e il lago di Garda, nel settore del III Corpo d'Armata, i due opposti schieramenti sono divisi da una vasta regione coperta di ghiaccio e traversata da due catene montuose in direzione nord sud.

Un tale assetto del fronte ci espone a numerosi rischi. Le azioni italiane della primavera del 1916 si concentrano dunque sulla «Linea dei Passsi». Il compito di correggerla a nostro favore tocca al colonnello Carlo Giordana, comandante del 4° Reggimento Alpini.

Tutto è pronto all'inizio di aprile. L'attacco è programmato per il giorno 12 e a guidarlo è designato il capitano Natalino Calvi. Gli Alpini dovranno operare suddividendosi in tre nuclei d'assalto supportati da un quarto nucleo di riserva. Il tenente Francesco Quadri comanderà. Al comando del secondo gruppo è invece il tenente Attilio Calvi. La terza colonna, composta da 40 sciatori è guidata dal sottotenente Bachelio del Curto e destinata al Dosson di Genova.

La colonna Quadri, che è l'unica ad aver correttamente raggiunto la posizione prevista, si lancia dunque all'attacco della Lobbia Alta avendo ragione dei suoi difensori e respingendo anche un contrattacco subito eseguito dagli austriaci con rinforzi che nel frattempo erano accorsi dal Passo del Folgorida. Il tenente Francesco Quadri resta ferito mortalmente.

Le colonne Calvi e Del Curto, attardate dalle cattive condizioni atmosferiche, non hanno invece raggiunto nei tempi le basi di partenza. Il capitano Natalino Calvi decide allora di far muovere la riserva - affidata al sottotenente Bartesaghi - alla volta del Dosson di Genova.

Frattanto però gli Alpini comandati dal tenente Quadri con un'azione alla baionetta hanno attaccato e preso il Passo della Lobbia Bassa. Quello della Lobbia Alta è invece ancora saldamente in mani avversarie. La resistenza sugli altri obiettivi dell'azione si mantieneaccanita. L'artiglieria interviene allora colpendo le posizioni austriache che cadono così nella mani degli guidati dal tenete Attilio Calvi. La colonna Calvi non arresta la sua azione e prosegue alla volta del Dosson di Genova per unire le sue forze a quella del sottotenente Del Curto.

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