LA BATTAGLIA DEI GHIACCIAI. 1916: IL SACRIFICIO DEL BATTAGLIONE VAL D'INTELVI. COMBATTERE A 3000 M.

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RICARICHIAMO IL VIDEO DEDICATO ALLA BATTAGLIA DEI GHIACCIAI. UN UTENTE CI HA INFATTI CORTESEMENTE SEGNALATO LA PRESENZA DI UN ERRORE IN UNA DELLE CARTINE TOPOGRAFICHE CHE ILLUSTRANO IL CAMPO DI BATTAGLIA: LA POSIZIONE DEL PASSO DI FOLGORIDA ERA ERRATA. CI SCUSIAMO PER L'INCONVENIENTE.

BIBLIOGRAFIA
1) Isidoro Reggio, Il primo anno di guerra, in: Storia della Grande Guerra d'Italia, vol. XVI, Milano, Istituto editoriale italiano, 1916;
2) Antonio Greco, Davide Beccarelli, Le fortificazioni della Val d'Intelvi. Tra natura e storia alla scoperta dei manufatti della prima guerra mondiale, Missaglia (LC), Bellavite, [200?];
3) Carlo Emilio Gadda, Il Castello di Udine, Torino, Einaudi, 1975;
4) Gunther Langes., Die Front in Fels und Eis, Verlag Bruckmann, München, 1993;
5) Paolo Robbiati, Luciano Viazzi, Guerra bianca. Ortles-Cevedale-Adamello (1915-1916), MIlano, Mursia, 1995;
6) Alberto Redaelli, Una tragedia della Grande Guerra. Morte sul ghiacciaio: come il Colonnello mandò al massacro gli Alpini e gli Sciatori, Borgosatollo (BS), Fidaeurostampa, 2004.

Nelle scorse puntate ci siamo occupati della guerra combattuta - in condizione estreme - a 3.000 metri di quota e dell’impresa compiuta da alpini, genieri e artiglieri, per trascinare fin lassu un cannone del peso di 6 tonnellate. Oggi vi racconteremo invece la storia della cosiddetta «battaglia dei ghiacciai» e del tragico destino toccato - fra le vette dell’Adamello - al battaglione Val d’Intelvi, sacrificato in un attacco che lascia perplesso più di uno storico.Nel 1915 – in giugno – proviamo a sorprendenderli nella conca di Presena, aggirando il passo del Maroccaro, ma veniamo respinti perdendo molti uomini. Allo stesso modo, siamo noi a bloccare gli austriaci, quando tentano una sortita verso i passi Brizio, Garibaldi e Venerocolo. Gli italiani riescono comunque ad impadronirsi di cima Payer, di passo Lagoscuro e della punta del Castellaccio. Ciò avviene nel corso di una seconda azione - non andata a buon fine - per la conquista della conca del Presena.È però nel 1916 che si comincia a fare sul serio con quella che gli storici hanno chiamato la "Battaglia dei Ghiacciai". Le forze italiane e autriache si battono a quote che superano i 3.000 metri, dovendo affrontare oltre all’avversario anche le insidie di un ambiente ostile e imprevedibile, dove ad un sole che splende, nel giro di pochi minuti, possono sostituirsi condizioni di tempo avverse.Gli scontri cominciano la notte del 27 Aprile, quando gli Alpini investono - con quattro colonne di assalto - la linea che dalla Lobbia Alta corre sino al Monte Fumo. La resistenza avversaria è accanita ma alla fine, tutti gli obiettivi prefissati finiscono in nostre mani. L’azione riprende tra il 29 e il 30 aprile 1916, quando i comandi italiani lanciano un nuovo attocco sulla dorsale che da Punta dell'Orco, attraverso il Crozzon di Fargorida e il Crozzon di Lares, arriva fino al Passo di Cavento. L'operazione consegue successi parziali, limitati ai lati del fronte di battaglia. Al centro dello schieramento invece, soprattutto sui passi delle Topette e di Folgorida, dove gli austriaci si difendono con maggiore accanimento, non otteniamo alcun risultato. Dopo due giorni di lotta sui ghiacci, restano in nostre mani le posizioni del Crozzon di Folgorida (a 3.082 metri), del Crozzon di Lares (a 3.354 m.), del passo di Lares (a 3.255 m.) e del passo di Cavento, (a 3.195 m.). Catturiamo anche 103 prigionieri, dei quali 3 ufficiali e 2 mitragliatrici. I giorni della «battaglia dei ghiacciai» sono però tragicamente segnati dalla destino del battaglione Val d'Intelvi. Costituito come battaglione di Milizia Territoriale, il Val d'Intelvi era composto per la sua quasi interezza da alpini lombardi provenienti soprattutto dalle zone di Lecco e Como. Gli attacchi ai passi di Folgorida (2.939 m.) e delle Topette (2.898 m.) non avevano prodotto risultati e lo scontro si stava trasformando in uno sterile bagno di sangue. A quel punto, per espresso ordine del colonnello Carlo Giordana, il Val d'Intelvi viene spedito all'attacco. La discutibile decisione assunta da Giordana sarà all'origine di feroci polemiche. La spinta offensiva contro i passi di Folgorida e delle Topette si è ormai esaurita.
L'infausto episodio del battaglione Val d'Intelvi condiziona in modo pesante il giudizio sulla figura del colonnello Carlo Giordana che, per il suo comportamento sull'Adamello, fu decorato con la medaglia d'oro. Tanta sofferenza e morte non erano servite a spezzare la resistenza austriaca che sarebbe poi stata destinata a liquefarsi pochi giorni dopo. Dove non era riuscita la forza bruta ebbe invece successo l'ardimentosa inventiva di una pattuglia di alpini guidati dal tenente Arturo Galletti.

STEFANO GAMBAROTTO

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