Bellini e Cocciolone - La registrazione della scatola nera del Tornado dell'Aeronautica Militare.🇮🇹

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Registrazione del crash recorder del Tornado MM7074 abbattuto nei cieli del Kuwait il 17 gennaio 1991

A poca distanza dall'obiettivo, il Tornado approccia il tanker per effettuare il rifornimento in volo, con turbolenze molto forti.

Cocciolone: "Eccolo lì piano un po' più a destra... un po' più in alto... Dai che lo pigli... A destra, piano...No, no, via-"

Bellini: "Dio se balla! Ok, aspetta che mi tiro indietro..."

Cocciolone: "Stiamo rifornendo, stand-by."

Bellini: "Madonna mia... Non riesco neanche a tenerlo dritto. Non ho mai visto una roba del genere."

A rifornimento eseguito, il Tornado viene predisposto per l'attacco al suolo.

Cocciolone: "Ok, dopo viriamo per prua 294."

Bellini: "Ok, Kuwait City è ancora accesa, meno male."

Cocciolone: "Eh?"

Bellini: "Mi era venuto il sintomo che non ci fosse nessuno, a Kuwait City"

Qualche istante dopo, il velivolo si trova sull'obbiettivo designato.

Cocciolone: "Ok, ci siamo, via... Mike. Due miglia, poi viriamo inbound al target, 276."

Bellini: "Ok."

Cocciolone: "Ok?"

Bellini: "Un miglio, 276 dopo?"

Cocciolone: "Sì, 276."

Bellini: "Va beh, inbound da subito."

Cocciolone: "Ok, comincia a andare, vai. [...] Ok, committa."

Bellini: "Ok, sono andate."

Da questo momento si sente un cicalino di sottofondo, a indicare che l'aereo viene illuminato da un radar della contraerea irachena.

Bellini: "Butta via le taniche! Butta via le taniche!"

Cocciolone: "Ok! ...sganciate. 500 piedi, vai più in basso, 400 piedi!"

(indistinguibile)

Cocciolone: "Ci sei, 200 piedi, stabilizzati così. 200 piedi, ok sei inbound, vai così... Livella, livella, livella!"

Bellini: "Roger."

Cocciolone: "Livella!"

Bellini: "Ok, vai!"

Cocciolone: "Sei basso, 200 piedi, tutta canna... Così, le taniche le ho buttate."

Bellini: "Ok."

Cocciolone: "Tutta canna."

In questo momento, probabilmente, la contraerea irachena sta tirando molto vicino al velivolo.

Bellini: "Chaffa, chaffa!"

Cocciolone: "Sto chaffando, vai... vai così."

Bellini: "Chaffa al massimo!"

Cocciolone: "Sto chaffando, tutta canna. Vai giù."

Bellini: "I motori sono ancora buoni..."

Cocciolone: "130 piedi, 120 piedi, vai così."

Si sente un crepitìo sordo, e scatta un allarme in cabina.

Bellini: "EJECT EJECT!"

Alla vigilia della guerra del Golfo il Governo italiano inviò nel Golfo Persico otto cacciabombardieri multiruolo Panavia Tornado IDS appartenenti al 6º, 36º e 50º Stormo nell'ambito dell'Operazione Desert Shield, per l'occasione rischierato negli Emirati Arabi Uniti presso l'aeroporto di Al Dhafra.
Il 16 gennaio 1991, con l'Operazione Desert Storm, le forze della Coalizione iniziarono una campagna di bombardamenti sulle posizioni della Guardia repubblicana irachena, sia sul territorio dell'Iraq che su quello del Kuwait occupato.
Nella notte tra il 17 e il 18 gennaio 1991, il maggiore Gianmarco Bellini (pilota) ed il capitano Maurizio Cocciolone (navigatore) decollarono a bordo del loro cacciabombardiere con altri velivoli italiani e alleati per la prima missione che li vedeva impiegati nello spazio aereo controllato dagli iracheni.
La missione della squadriglia era un deposito areale (vettovagliamento, munizioni e mezzi) nell'Iraq meridionale, a nord-ovest di Kuwait City, difeso da artiglieria contraerea radar-asservita. Bellini e Cocciolone, partiti come molti altri dalla base emiratina, furono gli unici capaci di portare a termine il rifornimento in volo; tutti gli altri velivoli, di cui 7 Tornado italiani e circa 30 altri aeromobili di altri Paesi, ostacolati dalle condizioni meteorologiche, fallirono l'approccio all'aerocisterna e dovettero rientrare alla base.
Bellini, in qualità di capo equipaggio, decise che il loro velivolo avrebbe dovuto proseguire in solitaria, sapendo che il profilo di missione prevedeva di portare avanti l'attacco anche in una situazione del genere, quale che fosse lo schieramento difensivo del nemico. Ricevuto l'ok da parte del comando aerotattico, il velivolo livellò a circa 250 piedi di quota, attivò il controllo automatico TF e sganciò il carico bellico (5 bombe Mk 83) sull'obiettivo attorno alle 4.30 del mattino.
Dopo circa 40 secondi il loro aereo fu colpito dall'artiglieria contraerea irachena, addestrata alla difesa contro attacchi a bassa quota, e i due italiani dovettero lanciarsi con il seggiolino eiettabile. L'aereo impattò col terreno a circa 20 km a nordovest della capitale kuwaitiana, a poche centinaia di metri da una caserma della Guardia repubblicana irachena.
I due aviatori vennero immediatamente catturati dalle truppe irachene, furono separati, venne loro confiscato tutto ciò che avevano con sé (compresi gli indumenti e gli scarponi) e furono costretti a indossare una tuta gialla, che li qualificava come prigionieri di guerra.

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