Il Clan dei Marsigliesi i Criminali che hanno Terrorizzato Roma

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Il Clan dei Marsigliesi i Criminali che Terrorizzarono Roma

Il clan dei marsigliesi (conosciuta anche come banda delle tre B) era un'organizzazione criminale di stampo mafioso nata a Roma nel 1973 e operante tra Francia e Italia durante la prima metà degli anni settanta.

Attraverso il traffico degli stupefacenti ed una serie di redditizi sequestri di persona, il gruppo divenne un'autentica industria del crimine, il primo capace di esercitare un certo controllo sul territorio, facendo fare un notevole salto di qualità alla piccola delinquenza di borgata romana

La storia della malavita romana, fino alla fine degli anni sessanta, racconta di una realtà fatta ancora di piccoli traffici d'usura, contrabbando di sigarette, prostituzione, gioco d'azzardo e di qualche rapina. Una situazione alquanto frastagliata, una mala disorganizzata, fatta di piccoli boss di borgata che si accontentavano di governare il loro piccolo regno e che risolvevano i contrasti e le questioni d'onore a suon di coltellate (zaccagnate), più che con le armi da fuoco.

Gangster già noti all'opinione pubblica e alla polizia per una spettacolare rapina messa a segno il 15 aprile del 1964 nella centralissima via Monte Napoleone di Milano quando, otto banditi marsigliesi guidati da Jo le Maire, detto il sindaco (ma che in realtà si chiamava Giuseppe Rossi) e dotati di mitra e pistole, irrompono a volto coperto in una gioielleria e ne escono poco dopo con denaro e preziosi per un bottino di duecento milioni di lire. Arrestati appena otto giorni dopo il fatto, vennero tutti processati e condannati a scontare pene comprese complessivamente fra i tre e i nove anni di reclusione
Tra gli uomini d'oro (come vennero battezzati dalla stampa di allora) di via Montenapoleone c'era anche un malavitoso italo-francese specializzato in rapine e furti di vario genere e pluri-evaso da diversi istituti di pena: Albert Bergamelli.

Dopo l'ultimo arresto subito a Torino nel 1972, Bergamelli riesce di nuovo a far perdere le sue tracce e, nel 1973, si trasferisce a Roma dove, attraverso l'intermediazione del suo amico Jo le Maire, che ha da poco aperto un'attività di copertura come rappresentante di una marca di whisky, venne introdotto ai più noti criminali della città come Mariano Castellani, Paolo Provenzano, Laudavino De Sanctis (detto Lallo lo zoppo) e il futuro boss della Magliana Danilo Abbruciati. In particolare, però, Bergamelli strinse subito amicizia con altri due marsigliesi: Maffeo "Lino" Bellicini e Jacques Berenguer.

Bresciano d'origine e bandito di fama europea, Bellicini aveva vissuto l'adolescenza in Francia facendo apprendistato criminale nel clan di Jean Claude Vella, dedito allo spaccio di droga e allo sfruttamento della prostituzione. Quando però la sua banda ebbe la peggio nella guerra per il controllo del territorio con i fratelli Zemmour, Bellicini decise di trasferirsi in Svizzera dove realizzò una serie di colpi milionari prima di spostarsi in Portogallo dove fu arrestato e rinchiuso in carcere per una rapina. Riuscito ad evadere, decise infine di trasferirsi in Italia, a Roma.[6]

Jacques René Berenguer era arrivato a Roma già nel 1971 ma, l'anno dopo è costretto alla fuga perché accusato dell'omicidio di una prostituta. Arrestato a Genova, nel 1973 inscenò una protesta di 96 ore sul tetto del carcere per sollecitare la concessione della libertà provvisoria. Liberato, in quello stesso anno si trasferisce a Roma dove arriva già con la notorietà di un grande malavitoso.

Arruolando alcuni tra gli elementi più spregiudicati della malavita locale, i tre misero in piedi una batteria altamente efficiente, conosciuta come la banda delle tre B (dalle iniziali dei cognomi dei tre boss) e, più tardi, come il Clan dei marsigliesi, che determinò progressivamente un deciso cambiamento dei rapporti di forze all'interno della piccola e frammentata delinquenza di borgata romana imponendo, per gli anni a seguire, la sua legge nella capitale.

Criminali esperti, gente dura e sfrontata, la banda si dedicò inizialmente alle rapine, allo sfruttamento della prostituzione, alla gestione delle bische clandestine e soprattutto al traffico di stupefacenti, ben decisa a impiantare, su un terreno così vergine e fecondo, il colossale giro della droga liberandosi come prima cosa dei vecchi boss che proprio di spaccio non volevano sentir parlare: Sergio Maccarelli (detto er maccarello), Carlo Faiella, Ettore Tabarrani, Umberto Cappellari.

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