«I neonazisti ci minacciano di morte»: viaggio nella Budapest nera

Ogni anno a febbraio centinaia di neonazisti si riuniscono a Budapest per celebrare il Giorno dell'Onore. Nel 2023 in piazza c'era anche Ilaria Salis, insieme a molti altri antifascisti provenienti da tutta Europa per protestare contro l'estrema destra.

La escalation di violenze di quei giorni e le modalità con cui è stato portato avanti il processo nei confronti dei militanti antifascisti internazionali ha generato apprensione in Europa, soprattutto in Italia, riguardo allo stato di diritto in Ungheria.

Nel frattempo, i media filogovernativi hanno sfruttato i disordini per lanciare accuse infondate contro esponenti di sinistra e indebolire così il movimento antifascista ungherese. I militanti, oggi più che mai, sono sotto pressione. Cercano di non esporsi politicamente perché temono per il proprio lavoro e per la propria vita: ricevono minacce di morte da parte dei neonazisti, i quali continuano a rafforzare la loro presenza con il complice silenzio delle istituzioni.

In un Paese in cui sono pochissime le voci critiche verso il Governo, alcuni di loro ci hanno raccontato in cosa consiste la repressione che devono affrontare ogni giorno. E come l'esecutivo tragga vantaggio dall'ascesa dei gruppi neonazisti, a discapito dei movimenti di sinistra.

In collaborazione con Sphera Network, rete di media europei indipendenti.

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