Ep. 55: Davide Dileo - Torino, l'urgenza creativa e la libertà delle arti

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Davide Dileo, meglio conosciuto come Boosta e celebre tastierista dei Subsonica, ci apre le porte di Sonogramma il suo nuovo spazio nel quadrilatero romano di Torino (Vicolo della Consolata 4), raccontando un viaggio artistico che trascende i confini della musica e si intreccia profondamente con l'anima della città.
"Fare musica è stato l'inizio ed è ancora quello che amo fare", esordisce Davide, "poi nell'arco degli anni ti rendi conto che fare musica significa avere uno strumento con cui raccontare le tue esigenze, le tue urgenze e poi ti rendi conto che questo strumento non basta più." Questa riflessione introduce la sua visione dell'arte come espressione multiforme, che lo ha portato dalla musica alla scrittura, dalla fotografia alle installazioni sonore.
Il racconto si sviluppa attraverso la Torino degli anni '90, periodo cruciale per la formazione artistica sua e dei Subsonica. La città emerge come un avamposto culturale alle porte dell'Europa, dove la musica internazionale arrivava prima che nel resto d'Italia. "I concerti arrivavano prima a Torino, costavano ancora 5 mila lire", ricorda, descrivendo una scena culturale vibrante che trovava il suo epicentro nei Murazzi, luogo di incontro e mescolanza sociale unico nel suo genere.
L'artista dipinge un ritratto vivido della vita notturna torinese di quegli anni: "La notte ha sempre avuto questo grande privilegio rispetto al giorno di annullare la differenza sociale." Ai Murazzi si poteva incontrare "l'architetto, il poeta, il pittore, il maestro di bridge, la psichiatra" in una mescolanza culturale che ha profondamente influenzato la sua formazione artistica.
Il rapporto con Torino emerge come una relazione d'amore complessa e in continua evoluzione. "Mi piace andarmene da questa città per poi ritornare", confessa Davide, descrivendo Torino non come un punto d'arrivo ma come "un ottimo posto in cui tornare dopo aver viaggiato." La città rimane una fonte costante d'ispirazione, nonostante i cambiamenti nel tempo.
Un tema ricorrente nell'intervista è quello dell'urgenza creativa. "Non credo ci possa essere onestà senza urgenza", afferma con convinzione, paragonando questa spinta creativa ai bisogni primari: "Noi mangiamo se abbiamo urgenza di nutrirci perché sentiamo la fame, noi parliamo se abbiamo urgenza di raccontare qualcosa."
Particolarmente interessante è la sua visione dell'arte oltre le categorizzazioni. "Non credo tanto al concetto di scena perché non credo agli steccati", spiega, rifiutando le etichette e le limitazioni: "Vorrei che non esistessero scene, vorrei che esistessero espressioni il più possibile del sé."
Nel suo nuovo spazio nel quadrilatero romano, Davide ha creato un'installazione che riflette questa filosofia artistica, combinando elementi sonori e visuali. È un luogo dove la sua arte può esprimersi liberamente, senza le costrizioni delle definizioni tradizionali.
L'intervista si conclude con una riflessione sul valore della cultura: "La cultura è un valore e ha valore se ci rendiamo conto che serve. Nel momento in cui capiamo che entrando in un museo, vivendo quello che viviamo, ascoltando la musica, abbiamo una vita migliore, allora probabilmente diventiamo anche esseri umani migliori."
Attraverso le parole di Davide, emerge il ritratto di un artista che ha fatto della libertà espressiva e dell'urgenza creativa i suoi principi guida, sempre mantenendo un legame profondo con la sua città d'origine, una Torino che continua a nutrire e ispirare il suo percorso artistico multiforme.

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