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⚫ Il disastro della Nazionale Italiana di Gian Piero Ventura ⚫

13 Novembre 2017. E’ in una fredda notte di meta’ autunno che si celebra, dentro uno dei tempi dello sport tricolore, il fallimento della Nazionale italiana di calcio. Fuori dai Mondiali dopo esattamente sessant’anni. Un evento che nessun tifoso pensava potesse accadere, soprattutto da quando, nel 1998, la Coppa del Mondo si disputa con il formato a 32 squadre. Impossibile restarne fuori. O quasi. A togliere ogni dubbio e a regalare una serata a suo modo “storica” agli azzurri e una meritata qualificazione alla Svezia, ci ha pensato un uomo che, fino a poco piu’ di un anno prima, nessuno avrebbe pensato alla guida della panchina piu’ importante e ambita di tutte. Quella dove, secondo l’immaginario popolare, vogliono sedersi sessanta milioni di italiani. Si chiama Giampiero Ventura. Sessantotto anni, una onesta carriera tra A e B, qualche promozione e sprazzi di bel gioco tra Bari e Torino, e’ l’outisider nominato da Carlo Tavecchio alla guida della Nazionale subito dopo la fine degli Europei 2016. E quella sera, mentre gli scandinavi in maglia gialla festeggiano increduli, sta camminando verso gli spogliatoi chiuso dentro la sua giacca. Solo. E’ la prima parola che viene in mente guardandolo in quegli attimi. San Siro e’ stra pieno, ma lui sembra su un altro pianeta. E’ solo e da soli lascia i suoi ragazzi, disperati in ginocchio sul prato di Milano, costringendo il capitano Buffon a presentarsi alla rituale intervista di fine gara. Quei minuti, quegli istanti post partita, dicono molto del Ventura ct. Un allenatore capace di collezionare una lunga serie di errori, tecnici e non, in poco meno di due mesi e di rendere possibile cio’ che nessuno, nemmeno a poche ore dall’ultima fatale partita, si immaginava. “Andremo in Russia” era il mantra del Club Italia, ripetuto dal Presidente Federale e giocatori. Resteranno a casa. L’ex granata e’ indicato come il colpevole principale, e’ ovvio, ma forse non tutto e’ imputabile al tecnico.

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