Laguna di Venezia: i bassofondali e la loro evoluzione morfologica

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In questa puntata della serie dedicata alla Laguna di Venezia approfondiamo la terza entità morfologica che caratterizza questi ambienti: dopo le barene e le reti di canali è infatti arrivato il momento di scoprire di più sui bassofondali, aree che tendono ad essere quasi sempre sommerse e che possono essere sia vegetate che prive di vegetazione.

Guardando una qualsiasi sequenza di mappe storiche si può osservare che i bassofondali negli ultimi 150 anni hanno subito un importante processo di approfondimento. "I processi che producono l'evoluzione morfologica dei bassofondali sono sostanzialmente due: l'effetto delle correnti, ma soprattutto il fenomeno delle onde da vento e la conseguente rimobilitazione dei sedimenti dal fondo", spiega il professor Luca Carniello del dipartimento Icea dell'Università di Padova che collabora da tempo con il professor Andrea D'Alpaos del dipartimento di Geoscienze nel filone di ricerca sulla Laguna di Venezia.

La spiccata tendenza della Laguna di Venezia ad esportare i sedimenti in fase di riflusso di marea, secondo un fenomeno che in inglese si chiama ebb dominance e che porta la gran parte dei sedimenti ad essere catturati dalle correnti, trasportati verso le bocche ed espulsi dal contesto lagunare, conduce a una forte perdita dei sedimenti stessi e dunque all'approfondimento generalizzato dei bassofondali.

Un ruolo importante nella protezione dei fondali dai processi erosivi è svolto dalla vegetazione, nelle parti in cui essa è presente. Le praterie di fanerogame, in modo particolare, sono in grado di stabilizzare il fondale e per questo è importante promuoverne la diffusione, spiega il docente.
Positivo è anche l'effetto di una microalga, denominata Microphytobenthos, che ha la capacità di secernere una sostanza gelatinosa che protegge la superficie del fondale e favorendo la possibilità di resistere ad effetti erosivi.

Non bisogna inoltre dimenticare, ricorda il professor Carniello, che le aree vegetate dei bassondali contribuiscono alla cattura di CO2, sebbene con tassi inferiori a quelli delle barene.

Riprese e montaggio di Barbara Paknazar
Riprese aeree con drone a cura di Stefano Castelli

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