I Rusteghi (1964)

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Andata in scena per la prima volta a Venezia al teatro San Luca verso la fine del Carnevale del 1760, venne pubblicata nel 1762. I rusteghi costituisce uno dei vertici assoluti della drammaturgia goldoniana. Come ebbe modo di spiegare Goldoni nelle Memorie, "rusteghi" sono «uomini di rigida maniera ed insociabili, seguaci degli usi antichi, e nemici terribili delle mode, del divertimento e delle conversazioni del secolo». Si tratta di esseri burberi e irosi, esempio estremo di come l'uomo borghese, per sua natura attento alle sorti economiche e alla rispettabilità della famiglia, possa degenerare, divenendo gretto e prepotente. Scritta in dialetto veneziano, I rusteghi costituisce uno dei più raffinati punti d'arrivo della riforma goldoniana. Dopo aver tolto dalla scena le maschere, Goldoni diede vita a una serie di commedie ciascuna incentrata sullo studio di un carattere. Senza dubbio quello del rustego trova l'origine più lontana nella commedia antica, ma la maschera di Pantalone, mercante veneziano, padre di famiglia brontolone, uomo misurato sino all'avarizia, costituisce il precedente più immediato. La peculiarità è aver portato sulla scena, simultaneamente, quattro personaggi, ritratto del medesimo carattere; con grande abilità a ogni rustego sono conferite sfumature differenti, per cui ciascuno conserva una forte individualità. Ma, oltre a ciò, la commedia si caratterizza per una analisi psicologica particolarmente attenta, che trova riflesso anche sul piano linguistico, laddove il dialogo brioso e spumeggiante delle donne si contrappone a quello cupo e iroso degli uomini. I rusteghi mette in scena lo scontro tra il nuovo e l'antico, tra una concezione di vita rigida e una più moderna, fondata sul dialogo e sulla reciproca comprensione. E viene affrontato anche il nodo dell'educazione dei figli e del matrimonio, un tempo sottoposti alla tirannica autorità paterna, ora - in sintonia con le prospettive dell'illuminismo - poggiati sull'amore e sul rispetto. La commedia analizza anche la condizione femminile e la sua nascente emancipazione, laddove l'uomo rappresenta il passato, e la donna -- in un gioco di specchi che si ritrova anche altrove nel teatro goldoniano -- l'equilibrio, la serenità e il progresso. L'allestimento per la RAI venne trasmesso sul Programma Nazionale il 27/11/1964 con la regia di Cesco Baseggio e Italo Alfaro.

Personaggi e interpreti:
Canciano, cittadino: Giorgio Gusso
Felicita, moglie di Canciano: Wanda Benedetti
Il Conte Riccardo: Walter Ravasini
Lunardo, mercante: Cesco Baseggio
Margarita, moglie di Lunardo in seconde nozze: Milena Capodaglio
Lucietta, figliuola di Lunardo del primo letto: Gianna Raffaelli
Simon, mercante: Toni Barpi
Marina, moglie di Simon: Carla Foscari
Maurizio, cognato di Marina: Emilio Rossetto
Filippetto, figliuolo di Maurizio: Willy Moser

Trama:
La vicenda si svolge a Venezia ed ha per protagonisti quattro rusteghi: Lunardo, Canciano, Simone e Maurizio. Quando Lunardo decide di combinare il matrimonio della figlia Lucietta con Filippetto, figlio di Maurizio, senza che gli sposi vengano avvisati, le donne decidono di ribellarsi. Margarita, matrigna di Lucietta -- aiutata da Felice, moglie di Canciano e Marina, moglie di Simone -- all'insaputa dei rusteghi, riesce a far sì che i due giovani possano, prima delle nozze, almeno incontrarsi. I quattro uomini, saputa la cosa, montano su tutte le furie, ma è Felice, nel corso della splendida scena finale, a dimostrare quanto assurdo sia il comportamento dei rusteghi; questi, seppure di malavoglia, riconoscono i loro torti e si rassegnano ad accettare la nuova situazione.

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