Quando NIZZA era ITALIANA (PIEMONTESE) e come passò alla FRANCIA

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La città di Nizza affacciata sulla Costa Azzurra è il quinto comune in Francia per popolazione. Per secoli i suoi abitanti hanno parlato l’Italiano e fatto parte del Regno di Sardegna. Nizza era una città Italiana. Qui nacque Giuseppe Garibaldi nel 1807 quando, ironia della sorte, la città si trovava sotto il dominio francese a seguito della rivoluzione. Sin dal 1388 il Comune di Nizza, in funzione anti provenzale, si mise sotto la protezione della famiglia reale dei Savoia che durò fino al 1860. In breve la città divenne un importante base marittima dotata di un imponente flotta in grado di rivaleggiare contro i corsari barbareschi. Nonostante ciò fu invasa dal pirata turco Barbarossa appoggiato dalla Francia. Nel 1561 Emanuele Filiberto di Savoia abolì l'uso del latino come lingua amministrativa e introdusse la lingua Italiana come lingua ufficiale.

Nel corso dei secoli in numerose occasioni fu assediata dai Francesi che riuscirono a conquistarla dopo la Rivoluzione Francese nel 1792. In questo periodo, a causa della feroce occupazione Francese, nacque una spontanea reazione di resistenza clandestina della popolazione nizzarda contro la Francia, il Barbetismo, un movimento di liberazione molto attaccato alla Religione Cattolica. Il 23 aprile del 1814 la contea di Nizza tornò sotto il controllo del re di Sardegna e vi restò fino all’unità d’Italia. Nizza, insomma, era una ridente città Italiana del Regno di Sardegna.

Nel 1860 la città di Nizza fu nuovamente, e definitivamente, annessa alla Francia, assieme alla Savoia, regione natale della casa reale, in seguito agli Accordi segreti di Plombières del 1858 e al Trattato di Torino del 1860 come compenso territoriale per l'aiuto dato dato dalla Francia al Risorgimento Italiano nella guerra contro l’Austria che aveva portato all’annessione della Lombardia. L’annessione fu ratificata anche a seguito di un “discusso” plebiscito che servì solamente ad "ufficializzare" la cessione.

In quel momento prese vita il grande esodo nizzardo. Un quarto della popolazione di Nizza, quelle famiglie più legate all'Italia e spesso più abbienti, circa 11 mila persone, abbandonarono la città dando vita al movimento dell’irredentismo italiano a Nizza. La parte dei nizzardi che decise di rimanere subì un processo di imposta francesizzazione con una progressiva diffusione della lingua francese a scapito di quella italiana. Vennero chiuse tutte le pubblicazioni dei giornali italiani, i cognomi furono francesizzati. Ciò non fece altro che alimentare il malcontento nei confronti della Francia.

Infatti quando nel 1871 si tennero le prime elezioni libere nella contea, le liste filo-italiane guidate da Garibaldi ed impegnate ad abrogare l'annessione conquistarono ben il 90,2% dei voti eleggendo lo stesso all'Assemblea Nazionale dove poi non gli fu permesso di parlare. Gli Italiani quindi, in un ultimo sussulto patriottico, elessero ben tre deputati separatisti. Garibaldi promosse una rivolta popolare, i famigerati Vespri Nizzardi, dall’8 al 10 febbraio del 1871 con il chiaro obiettivo di ottenere un ricongiungimento della città di Nizza con il Regno d’Italia. In risposta, il Governo repubblicano francese inviò nel nizzardo 10.000 soldati che incarcerarono molti irredentisti italiani di Nizza e stroncarono la rivolta.

Da allora, nei decenni successivi, sino alla seconda guerra mondiale, la presenza italiana andò calando considerata anche la crescita tumultuosa della città, dovuta principalmente al turismo, fra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, con l'arrivo di immigrati provenienti da ogni parte della Francia e dall'estero che soppiantarono l'antico nucleo etnico nizzardo di chiara origine italiana.

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