La cavalleria nell'esercito romano. Storia, armi, tattiche

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La cavalleria romana nacque con la fondazione di Roma, quando Romolo creò il primo esercito romano, la legione, composta da 3.000 fanti e 300 cavalieri, scelti tra le tre tribù che formavano la primitiva popolazione di Roma: i Tities, i Ramnes e i Luceres. Questi cavalieri erano cittadini romani appartenenti all’ordine equestre, il secondo in importanza dopo quello senatorio, e dovevano disporre di un reddito elevato per potersi permettere il costo dell’armamento, che consisteva in un elmo, uno scudo rotondo, una lancia leggera e una spada.

Sotto i re etruschi, la cavalleria romana subì alcune riforme, come quella di Tarquinio Prisco, che aumentò il numero dei cavalieri a 600, e quella di Servio Tullio, che introdusse la leva obbligatoria e la divisione della popolazione in classi censuarie, basate sulla ricchezza. La prima classe, quella più abbiente, comprendeva 80 centurie di fanteria e 18 di cavalleria.

Nell’epoca repubblicana, la cavalleria romana continuò a essere reclutata tra i cittadini romani, ma il suo ruolo divenne sempre più marginale rispetto alla fanteria, che costituiva il nerbo dell’esercito. La cavalleria era impiegata soprattutto per le ricognizioni, le scaramucce, la protezione dei fianchi e l’inseguimento del nemico in fuga.

I cavalieri erano organizzati in decurie, comandate da un decurione, e assegnati alle legioni o alle unità ausiliarie, formate da soldati non romani, provenienti dalle province o dai popoli alleati. La cavalleria ausiliaria era più numerosa e varia di quella romana, e comprendeva anche truppe specializzate, come gli arcieri a cavallo o i catafratti, dotati di armature pesanti3.

Con l’avvento dell’impero, la cavalleria romana subì una profonda riforma ad opera di Augusto, che riorganizzò l’esercito in base alla distinzione tra truppe di frontiera (limitanei) e truppe mobili (comitatenses). La cavalleria ausiliaria fu suddivisa in alae (unità di 500 o 1000 cavalieri) e cohortes equitatae (unità miste di 500 o 1000 fanti e 120 o 240 cavalieri), mentre la cavalleria legionaria fu ridotta a 120 uomini per legione. Augusto riformò anche il cursus honorum dell’ordine equestre, creando nuove cariche militari, come il praefectus alae, il comandante di un’ala di cavalleria, o il praefectus praetorio, il capo della guardia pretoriana, il corpo scelto che proteggeva l’imperatore.

Nei secoli successivi, la cavalleria romana acquisì sempre più importanza, sia per contrastare le incursioni dei popoli barbari, sia per sostenere le lotte interne per il potere. Tra le innovazioni più significative, si possono ricordare la creazione delle vexillationes, unità di cavalleria distaccate dalle legioni o dalle alae per compiti specifici, la formazione delle scholae, unità di élite al servizio dell’imperatore, e la diffusione dei cavalieri catafratti, ispirati ai modelli persiani e sarmatici.

La cavalleria romana, dunque, fu una componente essenziale dell’esercito romano, che si adattò alle diverse esigenze e circostanze storiche, mostrando capacità di innovazione e di integrazione con le culture e le tradizioni dei popoli conquistati o confinanti.

CAPITOLI
0:00 Introduzione
00:55 La cavalleria in epoca monarchica
07:00 La cavalleria repubblicana e la riforma di Caio Mario
16:30 La cavalleria in epoca imperiale e tardo imperiale

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