Biblioteche d'Italia | Biblioteca Universitaria di Pavia

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Prosegue il viaggio di #BibliotechedItalia: ogni settimana un reportage realizzato dal Ministero della Cultura con l'Agenzia di Stampa Dire alla scoperta delle #biblioteche statali.

Il percorso virtuale tra i tesori di carta della penisola si ferma oggi alla Biblioteca Universitaria di Pavia. Istituita nel 1754 per volere di Maria Teresa d’Austria, la biblioteca apre al pubblico nel 1772: fu voluta quindi dalla donna a cui si deve la riforma dell’istruzione del 1774 ed è a lei che è intestato il magnifico Salone Teresiano, ancora oggi cuore dell'istituto che fin dalle origini mantenne rapporti costanti con l'Università.

Il Salone Teresiano fu proprio la prima sede, dove gli scaffali si riempirono presto di libri grazie ai flussi, numerosi in quegli anni, dei duplicati delle biblioteche di Brera e di Vienna, delle biblioteche acquistate dal governo austriaco divise tra Pavia e Milano (in particolare quelle di Albrecht von Haller così come dei conti Karl Firmian e Carlo Pertusati), delle librerie delle congregazioni religiose soppresse tra la fine del Settecento e i primi dell'Ottocento, dei fondi privati giunti per legato testamentario, oltre ai libri provenienti per diritto di stampa, fin dal 1802. Si giunse così in pochi anni a 50mila volumi.

Con una netta vocazione per le materie scientifiche, i 600mila volumi spaziano dall’anatomia alla botanica, dalla chimica alle altre scienze come la matematica e la fisica: spiccano tuttora i testi di professori come Alessandro Volta, Giovanni Antonio Scopoli e Antonio Scarpa. Maria Teresa, infatti, voleva che sia i professori sia i ragazzi avessero a disposizione gli studi più recenti. «Per esplicita volontà di Maria Teresa d'Austria, le collezioni della biblioteca dovevano accompagnare la ricerca accademica nelle materie scientifiche che in quegli anni venivano insegnate nell'ateneo pavese», racconta la Direttrice Marzia Pontone.

Negli ultimi anni la biblioteca lavora a un'importante opera di digitalizzazione, inclusi 49 manoscritti del Fondo Aldini, entrato in biblioteca nel 1840. Non a caso si è fatto ricorso anche all'@art_bonus grazie a cui la biblioteca ha restaurato un globo terracqueo di Vincenzo Rosa, del 1793, firmato e disegnato direttamente sul gesso, unico superstite di una serie di 24 realizzata da Rosa.

«Dopo il periodo pandemico», tiene a dire infine la direttrice, «è ripresa con ancora maggiore decisione l'attività di valorizzazione del patrimonio del nostro istituto, come nella recente esposizione dedicata a Dante per il settecentenario della morte del Sommo poeta. Un'esposizione di patrimoni bibliografici antichi valorizzati attraverso il confronto e il dialogo con la produzione artistica contemporanea delle grafiche di Scarabottolo».

Guarda il documentario sulla Biblioteca Universitaria di #Pavia e continua a seguire il viaggio. Appuntamento al 30 dicembre con la Biblioteca Nazionale di Potenza.

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