Montemarano (AV) 2008 - TCM-AAA - 8

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“TreCompariMusicanti – ArchivioAntropologicoApolito” – 8 -

Il Carnevale di Montemarano -

“Montemarano è un popolo”, dicono a Montemarano nei giorni del carnevale. Ed effettivamente la forza del suo Carnevale è sotto gli occhi di tutti coloro che vanno a vederlo. Una tarantella che difficilmente si dimentica, un flusso di maschere ogni anno identico e ogni anno diverso
Quando giunse a Montemarano nel 1955, Alan Lomax, uno dei più grandi etnomusicologi moderni, rimase ammirato della tarantella, che registrò e inserì in nel suo disco “Southern Italy and the Islands”. Ma ancora di più quando vide al cinema il “Decamerone” di Pasolini, scoprendo che nella colonna sonora era stata inserita quella registrazione. Lomax nel suo viaggio italiano era accompagnato da Diego Carpitella, che negli anni Settanta tornò con i suoi studenti a Montemarano e s’incrociò con il gruppo di studio diretto da Annabella Rossi e Roberto De Simone, che stava lavorando alla ricerca che poi culminò nel già citato “Carnevale si chiamava Vincenzo”. Da Carpitella invece originarono altri studi, uno più di tutti, quello del suo allievo Giovanni Giuriati, che su Montemarano ha scritto articoli e libri importanti. Uno insieme a Luigi D’Agnese, ricercatore locale, che ha avviato la costituzione di un museo etnografico dedicato al Carnevale. Di Giovanni Giuriati circola in rete una lezione chiara ed efficace sul Carnevale di Montemarano. Non conto poi i siti web e i social dedicati.
Tutto questo solo per dire che su Montemarano c’è davvero tanto, per chi voglia approfondire, ed è dunque inutile che scriva oltre.
Solo un’osservazione aggiuntiva. Quando si dice che la tradizione è il passato e che ogni trasformazione del presente la rovina, bisognerebbe ricordare proprio Montemarano. Come osserva Giuriati, l’introduzione del clarinetto che negli anni Cinquanta del secolo scorso piano piano sostituì la ciaramella, non ha distrutto la tradizione, ma al contrario l’ha rinforzata, facendola, appunto vivere. Infatti i giri melodici e armonici che il clarinetto permette hanno reso la tarantella sempre più accattivante, “moderna” e quindi capace di mantenere viva la tradizione anche presso le giovani generazioni. Questa è la sua forza dell’essere vivo, e le cose vive mutano e rimangono identiche.

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