Giuseppe Gulotta, 22 anni in carcere da innocente: "Lo Stato mi deve risarcire con 66 milioni"

Giuseppe Gulotta è stato il protagonista di uno dei più gravi errori giudiziari del nostro Paese. Il 27 gennaio 1976, vicino Trapani, due agenti vengono assassinati con colpi di arma da fuoco all'interno della stazione dei Carabinieri: è quella che passerà alla storia come la "strage di Alcamo Marina". Una strage avvenuta, secondo gli inquirenti e i magistrati, per mano di un gruppo di giovani del posto, fra i quali c'è anche Gulotta, all'epoca diciottenne. A fare il suo nome e quello degli altri è Giuseppe Vesco, un altro ragazzo del posto che, poco dopo la confessione, viene poi ritrovato in carcere impiccato. Dopo nove processi e un primo periodo di detenzione, nel 1990 arriva la sentenza definitiva: ergastolo per i quattro imputati. Ma alla fine l'unico a finire in carcere è proprio Gulotta, poichè due sono fuggiti all'estero mentre un'altra delle persone coinvolte muore nel frattempo. Solo nel 2010 viene fuori la verità: Gulotta, Vesco e gli altri, finiti in carcere per aver ammesso il reato, sono in realtà innocenti. E non solo: avrebbero confessato il presunto omicidio sotto tortura da parte dei carabinieri. Nel 2012 si arriva finalmente alla revisione della sentenza: tutti assolti per non aver commesso il reato, ma nessun colpevole per l'uccisione dei due agenti, mentre per i carabinieri che hanno commesso il reato di tortura non parte nessun processo, per via della prescrizione. Gulotta, che dopo 22 anni di carcere da innocente ha già ottenuto in indennizzo di 6,5 milioni di euro (e che nel frattempo ha messo in piedi una fondazione a suo nome per aiutare altre vittime di malagiustizia) oggi, tramite i suoi avvocati, ha deciso di chiedere definitivamente il conto allo Stato: 66 milioni di euro, citando l’arma dei carabinieri per responsabilità penale, oltre ai rispettivi ministeri di rappresentanza (Difesa e Interno), al dicastero dell’Economia e alla presidenza del Consiglio.

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