Per eccellere nel mondo dello sport è fondamentale adottare un sistema di abitudini vincenti. In questa intervista a Daniela Gioria parliamo delle abitudini che ogni sportivo dovrebbe instaurare, e di come il suo infortunio le ha permesso di crescere professionalmente come psicologa.
Due spunti interessanti emersi dalla nostra chiacchierata:
1) Il corpo è una macchina complessa: perché possa performare al meglio è necessario implementare e mantenere buone abitudini fisiche e mentali.
2) Anche di fronte alle battute d'arresto è possibile riposizionare i propri obiettivi per raggiungere le proprie mete. Come? Entrando in contatto con i nostri valori e ricercando lo scopo delle nostre azioni.
Più nel dettaglio, ecco il minutaggio dell'intervista con i principali argomenti trattati:
0:00 introduzione
0:14 chi è Daniela Gioria
0:43 la vita sportiva di Daniela Gioria
1:37 come non arrendersi nei momenti difficili
2:47 il valore del riscatto
3:53 le abitudini vincenti degli atleti
4:53 l'importanza delle abitudini mentali per un atleta
6:13 da sportivo ad allenatore: cosa si può imparare
7:19 come superare gli incidenti che ostacolano la propria carriera
9:49 da atleta a terapeuta: come l’esperienza sportiva può tornare utile
10:20 l’abitudine irrinunciabile di Daniela Gioria
11:50 cosa consiglierebbe a se stessa Daniela Gioria se potesse tornare indietro di 10 anni
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LM: "senti, tu avevi dei rituali, ad esempio, quando ti allenavi? Ti hanno aiutata?"
DG: "ci sono dei rituali che devono avere tutti gli atleti, nel senso che devi avere delle abitudini alimentari, sicuramente. Il nostro corpo è una macchina perfetta, no? O meglio: è una macchina complessa, quindi per farla funzionare al meglio tu devi rispettarla. Devi anche avere delle abitudini come andare a dormire a una certa ora, svegliarsi a una certa ora. Più tu rendi questi gesti un automatismo, un'abitudine costante, più il tuo corpo poi risponde meglio."
LM: " sono abitudini fisiche, comportamentali che ti aiutano a sfruttare appieno quello che è il tuo potenziale?"
DG: "sì. A livello fisico sicuramente il corpo ha una biologia da rispettare. Quindi i momenti di attività, i momenti di pausa, il piano alimentare, tutte queste cose per permettergli di performare al meglio, sì."
LM: "ci sono anche delle abitudini mentali, immagino. Per esempio quando entri in gara o come ti approcci agli allenamenti."
DG: "prima di giocare ascoltavo sempre della musica molto attivante, quindi mi caricavo, è il tema dell'adrenalina. Solo che quando tu giochi a beach volley puoi giocare anche due o tre partite durante il giorno. Quindi se stai tutto il tempo su di giri non ce la fai ad arrivare alla fine. Ti scarichi. Dopo che è stata inserita la figura dello psicologo dello sport (come fa il mio professore Giuseppe Vercelli con cui ho fatto i corsi) mi ha insegnato anche a disattivarmi, effettivamente."
LM: "Oggi sei psicologa e stai studiando, con Giorgio Nardone, la psicoterapia breve strategica. Quindi, da un certo punto di vista, hai un doppio osservatorio perché hai prima studiato su di te i temi della resilienza, della grinta, dell'abitudine, eccetera. Adesso ti trovi ad aiutare le persone a svilupparle. Cosa hai notato?"
DG: "che a volte nello sport manca ancora tanto la parte di conoscenza sulle dinamiche mentali che sono molto importanti. Mentre alla Psicologia dello sport e del coaching manca la parte più concreta. Cioè: ci sono degli strumenti fortissimi, ma si danno per scontato delle cose che non lo sono in realtà. Perché gli atleti hanno delle esigenze che io conosco e a volte si potrebbe lavorare anche su altri livelli."
LM: "bello. Senti, tornando un attimo indietro sulla tua carriera di pallavolo, tu a che età hai avuto l'incidente?"
DG: "17 anni."
LM: "possiamo dire che quello per te è stato uno degli ostacoli più importanti all'interno del tuo percorso lavorativo?"
DG: "in quel momento sì perché sai, ero molto giovane. Quell'infortunio mi ha messa in crisi perché è come se avesse portato via i miei sogni.
LM: "lì cosa ti ha aiutato?"
DG: "pensare che i sogni non muoiono mai. Cioè io avevo, diciamo, sviluppato delle credenze negative su questa cosa, pensando che quel treno lì non sarebbe più passato magari, eccetera eccetera. Invece non era così. Quindi in realtà la motivazione, il mio sogno non si è mai affievolito. Ho avuto un periodo in cui avevo dubbi, in cui magari non volevo più giocare, ero arrabbiata anche. Poi invece ha prevalso la motivazione, quindi questo sogno che poi è rinato.
Era stato un ostacolo ma non pregiudicava poi il riuscire a ottenerlo di nuovo. "
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