Umberto Veronesi: il dialogo tra scienza e fede

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Umberto Veronesi ci parla della propria esperienza religiosa. Racconta dell'origine della propria fede, contadina e materna, e dell'interesse che l'ha portato a leggere i testi fondamentali dei principali culti, arrivando alla conclusione che le religioni sono "le iscrizioni di un bisogno": non è Dio che crede all'uomo, ma è l'uomo che crede in Dio. Il bisogno di Dio risponde alle diverse contingenze storiche, per cui, lentamente, anche vivendo nel mondo della scienza, Umberto Veronesi sceglie dei essere agnostico: evita l'affermazione della inesistenza di Dio, senza , però, ritenere il contrario. Questa strada lo conduce verso una morale più forte perchè sceglie di vivere secondo dettami non imposti: mentre alcune regole morali sono condivise socialmente e culturalmente (non uccidere, per esempio), altre dipendono dalla persona (per esempio, al concetto di sacralità della vita è opposta la volontà umana di scegliere come morire). Veronesi oppone i due concetti di fede e ragione: mentre i fedeli sono degli integralisti per definizione, la scienza è possibilista. Un altro tema "scottante" è la richiesta di un rinnovo religioso che segua le scoperte scientifiche (DNA ndr). La Chiesa, infine, dovrebbe accettare l'idea di abbandonare il potere temporale in maniera definitiva, perchè sembra non averlo ancora fatto. L'idea di un Cortile dei Gentili è necessario: dobbiamo confluire, credenti e non credenti, in questo spazio e dialogare sui temi importanti

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