IL RACCONTO/6: Betlemme e le parrocchie della Cisgiordania

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Betlemme, 14 giugno 2024: Tutti là siamo nati: le parole del salmo si riferiscono a Gerusalemme, ma noi cristiani le possiamo estendere facilmente anche a Betlemme, perché qui con Gesù è nata la nostra salvezza, la dignità dell’uomo, la speranza della pace, si è riaperta la via del cielo.
La Basilica della Natività è deserta. I monaci ortodossi e armeni celebrano i riti nella solitudine. Nelle prime ore del mattino, un primo gruppo di pellegrini ha la possibilità di celebrare l’Eucaristia nella Grotta della Natività. Il luogo esatto della nascita di Gesù è segnato da una stella d’argento ed è riservato alle liturgie ortodosse. A pochi metri, un settore ribassato di pochissimi metri quadrati è riservato alla Chiesa latina. È la mangiatoia, dove il Bambino Gesù venne adagiato subito dopo la nascita. Per non urtare i rapporti, codificati da secoli, i celebranti non possono uscire da questo spazio, neanche per distribuire la comunione. Betlemme è la Casa del Pane. Gesù nella mangiatoia. È qui che il Figlio di Dio comincia a diventare cibo per la vita dell’uomo.
La sosta a Betlemme ha consentito ai pellegrini di dividersi in vari gruppi per potere salutare e incontrare numerose realtà. Un gruppo ha visitato proprio nella città di Davide, il Dar al-Majus (la Casa dei magi). Uno stabile, ristrutturato dall’Associazione Pro Terra Sancta, perché la comunità cattolica locale possa avere un centro di ascolto, aule per la formazione e l’orientamento dedicate in special modo all’avviamento al lavoro di giovani e donne (anche con l’obiettivo di contrastare l’emigrazione), ma anche per residenti e pellegrini spazi espositivi, gallerie d’arte e un bazar solidale che cercano di dare visibilità a varie esperienze sociali e assistenziali già presenti in città.
Un Gruppo si è recato ad Ain Arik, a circa 6 km di Ramallah. Qui è presente una comunità composta dalle sorelle e dai fratelli della Piccola Famiglia dell’Annunziata, fondata da don Dossetti. Il villaggio conta 1800 abitanti dei quali meno di un terzo sono cristiani (circa 260 ortodossi e 150 latini), e due terzi musulmani, ospitati in una terra di dolore e odio, la Cisgiordania, cinta da un muro, marchiata da povertà e paura. La convivenza tra le due comunità religiose è pacifica ed improntata a solidarietà, forse anche a motivo della comune sofferenza legata all’occupazione israeliana. La messa domenicale, come tutta la preghiera liturgica comunitaria da Mattuttino a Compieta, si svolge in arabo. Qui il gruppo partecipa alla Messa presieduta dal Cardinale, presente anche il parroco padre Firas Abbedrabbo, che ci ha lasciato una testimonianza.
Un gruppo visita la parrocchia di Birzei, prima del ’48 territorio prevalentemente cristiano, come testimoniano alcuni resti archeologici. Oggi la città è nota per la sua università, finanziata dalla famiglia Nasser, che offre corsi nelle facoltà di Arti; Scienza; Affari ed Economia; Diritto e Pubblica Amministrazione; Ingegneria e Tecnologia; Farmacia, Infermieristica.
La comunità cattolica gestisce una scuola superiore che risponde a una delle esigenze più cruciali della regione. La parrocchia vanta tre musei: un museo preistorico (di 62 siti in Terra Santa), un museo archeologico e un museo del patrimonio culturale di Birzeit.
Incontri, questi come altri, che proseguiranno a testimoniare la tenacia del piccolo gregge cattolico a costruire ragioni di speranza e di amicizia con i vicini.

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