Traversata dello Stretto a nuoto: "Oggi ha comandato il mare"

Ho visto e documentato decine di traversate a nuoto dello stretto di Messina, con il sole e con il vento, con il mare piatto e lo scirocco. Nuotatori in balia di “scendente” e “montante” hanno raggiunto la sponda calabra guidati dai barcaioli di Torre Faro, abili a leggere gli umori del braccio di mare che separa la Sicilia “dal continente”. Tre km di acque profonde, da superare con fatica, contro le meduse, le onde, le correnti. Sono piccole imprese che necessitano di tre fattori fondamentali: una preparazione fisica adeguata, tranquillità mentale e buona sorte (proprio in quest’ordine), perché l’ultima parola spetta sempre alla natura. Il successo di un’impresa sportiva, piccola o grande che sia, dipende da queste tre variabili.
Lo scalatore che si prepara ad affrontare una montagna, o il nuotatore che sta per tuffarsi in acque libere, sente con l’elemento una sorta di rapporto umano, la cima o il mare diventano una figura quasi vera, si provano sentimenti, timore, a volte ci si parla chiedendo il permesso per affrontare la prova.
Perché nonostante si possa stare bene fisicamente e mentalmente, dipende tutto dall’umore dell’amico che stiamo andando a trovare. Ho filmato decine di traversate, ma mai mi ero trovato nelle difficili condizioni che si sono presentate un giorno di metà settembre.
Il sole era ancora dietro l’orizzonte quando i nuotatori sono entrati in acqua, un mare calmo. I ragazzi venuti dal nord hanno conosciuto subito l’umore mutevole dello stretto. Un banco di meduse, la rema che cambia, onde alte che hanno spinto lontano i nuotatori, fino a sotto il promontorio di Scilla, ben oltre la rotta programmata e usuale. Gente colpita dal mal di mare in acqua, stremata dalla lotta contro le onde. Per alcuni non c’è stata altra scelta, che essere raccolti dalle barche e tornare a Capo Peloro. Solo in tre, su una ventina di nuotatori partiti, sono riusciti a raggiungere la Calabria completando la traversata.
Quel giorno ha comandato il mare.