Archeologia della Sardegna. Sigismondo Arquer raccontato da Riccardo Laria.

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Noto come autore della famosa carta cinquecentesca di Cagliari con i suoi quattro rioni ben distinti, il giurista teologo fu autore di “Sardiniae brevis historia et descriptio”, la prima sistematica trattazione storico-geografica e sociale della Sardegna che gli venne commissionata dal cartografo tedesco Sebatian Münster per la sezione sull'Isola nel suo compendio “Cosmographia universalis”. E fu proprio la collaborazione col luterano Münster, unita alla sua descrizione di corruzione e ignoranza del clero sardo, a giustificarne la condanna a morte per eresia.
«Meglio morire che mentire, questo ho imparato dal nostro Signore Gesù Cristo». È con queste parole che, dopo un processo di sette anni e varie torture, il Arquer salì sul rogo della Sacra Inquisizione e morì arso vivo a Toledo. La condanna per eresia, secondo gli storici, mascherava una congiura dei nobili sardi disturbati dal rifiuto dell'avvocato fiscale, nominato dal re spagnolo a controllo dell'Isola, di adeguarsi ai loro giochi di potere. cagliaritano sia intitolato a suo nome.
Riccardo Laria ci spiega che rievocare la figura di questo personaggio dall'incredibile spessore culturale nobilita tutti i sardi. Dimenticandolo, invece, compiamo un delitto maggiore dello stesso rogo.

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