Misteriosi ponti radio della Guerra Fredda

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Strane costruzioni militari abbandonate e semi nascoste sulle alture, sono l'obiettivo dell'esplorazione di oggi. Due grandi antenne paraboliche rivelano le funzioni dell'edificio, costruito con accorgimenti di sicurezza particolari. Il tetto piano ha degli sbalzi laterali notevoli in modo da coprire le antenne paraboliche posizionate nella parte sottostante ed è ricoperto da un tappeto erboso che mimetizza la struttura rendendola quasi invisibile dall'alto. L'edificio è privo di finestre, sono presenti solo 2 accessi, quello principale del piano rialzato, protetto da un avancorpo in calcestruzzo a 2 ingressi, e il secondario posto al piano seminterrato, sul lato opposto, anch'esso protetto da un muro di notevole spessore. Le porte blindate in uso erano in grado di proteggere la stazione da possibili sabotaggi, sono dotate di 4 robusti chiavistelli sui lati comandati da un volantino centrale, e sembrano di derivazione navale.

All'interno si riconosce subito il vano tecnico dedicato alle apparecchiature elettroniche, mentre sulla destra c'è la zona adibita ad alloggio per il personale. Sembra infatti che questa struttura fosse presidiata, almeno fino ai primi anni '90. Sono presenti una cucina, un bagno e una stanza idonea ad accogliere da 2 a 4 persone.

All'esterno si notano alcune delle antenne direttive superstiti, di cui una dotata di radome protettivo, e sembra fossero quelle in uso all'epoca per ponti radio ad alta capacità. La tipologia di cavi coassiali utilizzati suggerisce che potevano essere dei sistemi operanti sulla banda dei 5 GHZ, frequenze utilizzate già a partire dai primi anni '70 per connettere i grandi centri nodali di comunicazione e per la rete telefonica tattica. Inoltre la posizione del sito sembra essere compatibile in linea d'aria con un ponte radio per le comunicazioni tra la vicina base USAF e gli importanti centri di comando NATO nella zona di Vicenza e Verona. Su un traliccio montato sul tetto erano collocate altre antenne di cui ignoriamo la possibile funzione.

Il vano sottostante, accessibile da una botola a pavimento, ospita il robusto generatore di emergenza e i quadri del gruppo di continuità, purtroppo in parte vandalizzati. I sistemi erano pensati per garantire il funzionamento dei trasmettitori anche in caso di blackout della rete elettrica per un lungo periodo, visto la capacità dell'enorme serbatoio di gasolio.

Per vedere il secondo sito, occorre spostarsi in linea d'aria di qualche km. Esso si trova su un'altura sperduta e difficilmente individuabile in mezzo al bosco. Anche quassù ritroviamo la stessa tipologia di edificio, anche se più piccolo e su un unico livello. Entrambi gli ingressi sono protetti da un diaframma in calcestruzzo e porte blindate allarmate identiche a quelle già viste. All'interno si riconosce il locale dove erano collocate le apparecchiature elettroniche. Una porta conduce al piccolissimo vano per il personale, ma riteniamo che in realtà questa stazione fosse presenziata solo in circostanze particolari. L'impianto per il raffreddamento degli apparati appare vetusto, così come altri dettagli di questa struttura, da cui si presume che questa stazione sia stata disattivata prima dell'altra.

Pure qui è presente un locale tecnico con il generatore di emergenza e i relativi quadri elettrici che appaiono alquanto datati, mentre il gruppo elettrogeno è più piccolo rispetto all'altra stazione. Come al solito molte parti sono state rubate o vandalizzate. All'esterno ritroviamo una configurazione di antenne simile a quella già vista, ma con alcune parabole rimosse e in parte danneggiate.

Purtroppo non si hanno notizie ufficiali su queste postazioni, né sulle loro funzioni strategiche, come del resto per gran parte delle infrastrutture militari. L'unico dato certo riguarda il periodo di attività, compreso tra i primi anni '70 e la metà degli anni '90, in piena guerra fredda. Sono state abbandonate definitivamente nel 2001, grazie all'introduzione delle tecnologie di comunicazione satellitari, che di fatto hanno reso superflua l'esistenza di questi vecchi ponti radio.

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