Petrarca: Italia mia, benché il parlar sia indarno. Analisi e parafrasi

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"Italia mia, benché il parlar sia indarno" è il componimento numero 128 del Canzoniere di Petrarca. Si tratta di una canzone scritta intorno al 1345, in occasione della guerra tra Obizzo III d'Este da un lato e Filippino Gonzaga e Luchino Visconti dall'altro.

La canzone di endecasillabi e settenari è una delle poche liriche a tematica politica del Petrarca, suddivisa in 7 stanze più un congedo, essa si apre con una lunga apostrofe all'Italia e a chi la governa. Soprattutto coloro i quali hanno la fortuna di avere "in mano il freno" (v. 17) del paese sono in gran parte responsabili delle calamità che si abbattono sulla penisola a causa della guerra e dell'impiego di mercenari stranieri. Eppure basterebbe poco affinché il popolo tutto si rivoltasse contro il "bavarico inganno"(v. 66), poiché "l'antiquo valor negli italici cor' non è ancor morto" (vv. 95-96).

La canzone avrà grande risonanza e fortuna, fino al Leopardi, che riprenderà Petrarca nel suo componimento "All'Italia".
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