Intorno al 1505 Ariosto comincia a comporre il poema che lo renderà celebre ai posteri: l’Orlando Furioso. La materia cavalleresca era molto amata nella corte ferrarese, dove aveva già operato e scritto Boiardo; proprio da lui Ariosto riprende la narrazione (che Boiardo aveva interrotto al nono canto del libro III dell'Orlando Innamorato), continuandola da dove Boiardo l’aveva interrotta e proseguendola con nuove avventure. Una prima redazione dell’opera vide la luce nel 1515 e comprendeva 40 canti. Ad essa seguì una revisione nel 1521 e un’altra revisione nel 1532, con cambiamenti soprattutto dal punto di vista linguistico. Nelle prime due edizioni, che pure ebbero sin da subito un clamoroso successo di pubblico, la lingua utilizzata dall’Ariosto era quella della corte ferrarese, con cui era stato scritto l’Orlando innamorato, mentre con l’ultima revisione il poeta voleva allinearsi ai canoni linguistici stabiliti dal Bembo nelle Prose della volgar lingua, ovvero al fiorentino dei classici trecenteschi. La revisione riguardò anche i contenuti, con l’aggiunta di avvenimenti e canti (si arrivò a 46 canti con l’edizione del 1532). Continuando il poema da dove lo aveva interrotto Boiardo, Ariosto riprende la materia cavalleresca continuando la fusione – già consacrata – tra il ciclo bretone e quello carolingio. Ariosto non solo ripropone l’innamoramento di Orlando, ma lo porta alle sue estreme conseguenze, dipingendo quest'ultimo addirittura come pazzo.
Come già nell’Orlando Innamorato, anche nel Furioso si intrecciano le vicende di numerosi eroi. Dal punto di visto narrativo Ariosto riprende l’espediente del Boiardo, ovvero quello di portare avanti più vicende contemporaneamente, troncandole e riprendendole, dando origine ad un entrelacement complesso. Tra gli innumerevoli fili narrativi che compongono la trama del Furioso, l’autore stesso nel proemio all’opera ne individua 3:
1) La guerra mossa dal re africano Agramante a Carlo Magno sul suolo di Francia, per vendicare la morte del padre Troiano;
2) L’amore di Orlando per Angelica e l’inesausta ricerca della donna amata, che si risolve con la scoperta del suo tradimento e dello sposalizio con Medoro, che causerà la follia dell’eroe e il suo rinsavimento, grazie ad Astolfo e al suo viaggio sulla luna;
3) Le vicende di Ruggiero e Bradamante, divisi da infinite peripezie, che si concludono con la conversione di Ruggiero al cristianesimo e col matrimonio da cui avrà origine la casa estense (motivo encomiastico).
Molto spazio è dato comunque alle avventure di altri eroi, mentre la guerra tra cristiani e Mori costituisce il nucleo centrale dell’intreccio.
La critica recente ha sottolineato come nel Furioso sia al centro il motivo dell’”inchiesta”, già importante nel romanzo cortese-cavalleresco, cioè la continua ricerca di un oggetto di desiderio che muove l’azione dei protagonisti. Sebbene nel ciclo bretone e nei romanzi arturiani la queste si caricava di sensi mistico-religiosi (es. la ricerca del Santo Graal), nel Furioso l’“inchiesta” assume un carattere del tutto profano e laico. Tutti i personaggi desiderano qualcosa che non riusciranno mai ad ottenere: l’inchiesta, in tal senso, risulta sempre fallimentare, compresa quella di Orlando di trovare e ottenere l’amore di Angelica. L’inchiesta inconcludente si traduce in un movimento circolare che non approda mai a una meta.
Lo spazio d’azione dei protagonisti è vastissimo: si va dalla Francia alla penisola Iberica, l’Italia, il Nord Europa e il vicino ed estremo Oriente.
La concezione dello spazio è indicativa a rivelare la concezione del mondo dell’autore. Se nella Commedia lo spazio è tutto verticale (e lineare), lo spazio del Furioso è del tutto orizzontale, se si esclude il viaggio di Astolfo sulla luna; e il movimento non è affatto lineare, come abbiamo detto. Il mondo dell’Ariosto e del suo poema è tutto immanente, e riflette le caratteristiche della concezione umana del Rinascimento. Quello del Furioso è uno spazio aperto al desiderio e alla scelta degli umani, perciò diventa anche labirintico e frustrante. In esso non domina il disegno divino che tutto regola, bensì l’azione capricciosa e imprevedibile della Fortuna. Attenzione però: l’uomo non è più in grado di far fronte alla Fortuna, come accadeva nel Decameron e nell’Innamorato; al contrario, esso ne è l’inerme zimbello. Ciò riflette il periodo storico in cui il Furioso fu scritto, assai difficile per le Signorie italiane, e il carattere disincantato dell’autore.
L'obiettivo di Ariosto nell'Orlando furioso è quello di descrivere la realtà a lui contemporanea, al di là delle vicende narrate in un passato assai remoto come l'epoca carolingia. Per questo motivo lo sguardo dell'autore emerge attraverso l'ironia, che procede mediante il processo di straniamento e abbassamento. Per saperne di più, guarda il video, lascia un like e iscriviti al canale!
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