Ti presento te stesso

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Ti presento te stesso.
"E’ maschera con noi stessi: cerco di apparire a me stesso come l’ideale che vorrei.
Ecco il problema principale: ciò che vedi di te lo puoi agire, e puoi anche non agirlo.
Ciò che non vedi e non conosci di te, TI VIVE.
Queste parti, ci vivono!
Allora che cosa si può fare con la reattività?
Il primo passo è accorgersene dopo, e avere chiarezza di quello che è successo. Vuol dire distinguere la mia realtà interna dalla realtà esterna.
Poi, piano piano, inizio a vedere le mie reattività.
Dopodiché c’è il passo più difficile: le accetto.
Cosa significa? Che non mi do ragione, non mi giustifico. Non guardo - per quanto negativo possa essere - il comportamento altrui, e torno a occuparmi di me.
(…) Al di là del fatto che io abbia ragione o non abbia ragione: cos’è in me che scatta?

Questo è il prerequisito per un lavoro personale serio, per un lavoro di trasformazione personale.
Per costruire un io sano, però, dobbiamo arrivare all’amore.
Diceva Erich Fromm: "Una psicologia che non arriva all’amore, è come una teologia che non arriva alla mistica”.
Fallisce il suo stesso scopo: se lo scopo della psicologia è conoscere l’animo umano, perché lo deve conoscere?
Per evolvere.
E qual è l’evoluzione massima dell’uomo? L’amore.
Se non arriviamo là, il resto sono chiacchiere.
Ma l’amore è l’arte più difficile e raffinata.
Amare un altro non significa non vedere i suoi difetti: quella è la fase dell’innamoramento, uno stato alterato di coscienza.
L’ amore che cos’è? E’ sapere fare un elenco preciso dei difetti dell’altra persona. Ed è un po’ più difficile perché devi passare dalla favola alla realtà...
Ma finché non passi alla tua realtà interna, questo non lo puoi fare."
(...)
"Allora qual è lo scopo di tutto?
Vivere pienamente. Che vuol dire accrescere di giorno in giorno, con un lavoro serio e costante, in libertà, energia, vitalità, e intelligenza."