Come sfruttare le sconfitte per vincere? | Filippo Ongaro

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Abbiamo perso tutti almeno una volta nella vita.
I bambini imparano a camminare cadendo, impariamo a relazionarci con l'altro sesso con le prime grosse delusioni, perdiamo il treno e capiamo che forse dovremo muoverci con un po' di anticipo le prossime volte.

✔️ Cosa dobbiamo fare quindi se rimaniamo molto scottati da una sconfitta e sentiamo che non riusciamo a uscirne? Nel video ti spiego come.

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come tanti altri, la vita mi ha messo di fronte a delle sfide e, te lo dico fuori dai denti, sono stato sconfitto un sacco di volte.
Ritengo che la sconfitta sia una caratteristica della vita di ognuno di noi, e per fortuna!

Dico per fortuna, perché le persone che ho incontrato che hanno davvero avuto traumi micidiali sono quelle che non erano mai state sconfitte in precedenza e perciò non hanno mai metabolizzato il giusto atteggiamento nei confronti del perdere.

Chiunque di noi si sia messo in gioco, che sia in una partita di calcio con gli amici, a causa di una bocciatura a scuola o un esame, o per essere stato mollato da una fidanzata o fidanzato, è stato qualche volta sconfitto.

Una vita vissuta davvero a pieno è la vita in cui incontri la buca, ci caschi dentro, ma hai le risorse per tirarti fuori.

La validità di questo concetto ha anche un riscontro biologico: la sconfitta è la modalità principale di apprendimento. Il bambino impara a camminare perché cade o impara a stare lontano dai pericoli perché si fa male; e così continua nel resto della nostra vita.

Il coinvolgimento emotivo, dato dalla sensazione che provi quando qualcosa non va per il verso giusto, è il fattore che ti permette di valorizzare l'episodio in modo tale che abbia una funzione di apprendimento. Ci sono tanti studi che dimostrano che più sei emotivamente coinvolto in una situazione e più puoi apprendere.

Il vero problema è che rimani ancorato non tanto all'episodio in sé, ma a quella serie di emozioni negative che ti ha suscitato: il dubbio, l'incertezza, la paura di essere inadeguato, la paura dell'abbandono o del rifiuto.

Tutte queste sensazioni ti rimangono dentro e finiscono con il pesare molto di più rispetto all'episodio in quanto tale.
La capacità di isolare l'accaduto e di staccarti dal coinvolgimento emotivo, che è utile per imparare, ma che se non viene elaborato e metabolizzato diventa un freno, renderebbe la sconfitta più agevole da tollerare.

Ci sono tre fattori da analizzare per superare la sconfitta:

Valutare bene se gli obiettivi che ti eri dato, erano veramente consoni - può capitare di imbarcarsi in un progetto per cui non sei ancora pronto.

Estrapolare una lezione - al di là delle emozioni negative legate alla sconfitta (ti infastidisce, hai paura di aver fatto brutta figura, gli altri parleranno male di te), qual è l'insegnamento che ne puoi trarre?

Se si tratta di una sconfitta ricorrente, per esempio continui a perdere la stessa partita, significa che c'è una lezione che non vuoi apprendere ed è in questo caso che devi andare più in profondità e capire perché non la vuoi apprendere.

Non identificarsi nella sconfitta, perché se fai coincidere te stesso con la sconfitta, non riuscirai ad oggettivizzarla - È l'errore più comune.

Molto spesso il peggior nemico di te stesso sei tu. Sei tu, e non gli altri, che punti il dito e ti dici: hai perso, non vali niente, non hai le risorse, sei un incapace, sei uno stupido.

Analizza il tuo auto-dialogo perché è l'immagine vera che tu hai di te stesso, è quello che accade quando nessuno vede e rappresenta davvero cosa pensi di te.

Fai una verifica interiore: hai un auto-dialogo di sostegno, di incitazione, di comprensione, di tolleranza, di amore, di perdono, di severità, di fastidio, di rabbia, di intolleranza?

Da come descrivi a te stesso un episodio negativo, capisci se rimarrà una cicatrice aperta, oppure se sarà una ferita che si rimarginerà e che renderà il tessuto più forte di prima.

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