Come essere un buon padre: 3 suggerimenti

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Sono 3 i suggerimenti che mi sento di dare per essere un buon padre. Quando si diventa padre si commettono degli errori (anche se in buona fede).
L'importante, tuttavia, è imparare dai propri errori: in quanto padre di 3 figli, ecco 3 suggerimenti da quello che ho appreso tramite la mia diretta esperienza:

1:09 1) Guarda meno lo schermo del telefono e più tuo figlio/tua figlia
3:11 2) Usa la tecnica dell'educazione per sottrazione: dare tutto non alimenta il desiderio nei figli
4:38 3) Sii un giardiniere, non un falegname ;-)

Ovviamente le indicazioni non finiscono qui. Tu ne hai qualcuna da condividere? :-)

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“Quando diventi padre commetti con i tuoi figli un sacco di errori un sacco di stupidaggini in buona fede, se si intende, però alcuni di questi probabilmente sono anche un po' un passaggio obbligato, un passaggio forzato perché tu padre lo diventino mano a mano che crescono altri tuoi figli. È una questione fin dei conti di prendere dimestichezza con questo nuovo ruolo, ma il punto non sono tanto gli errori che poi in fin dei conti non smette mai di fare anche perché essere padre cambia di volta in volta di fase in fase di vita ma sono le lezioni, gli apprendimenti, che riesce a portarti a casa da questi sbagli

Ecco tre indicazioni frutto della mia personale esperienza, che spero essere utili anche agli altri papà all'ascolto. Non farò riferimento a delle indicazioni pratiche in senso stretto, tipo leggi dei libri, leggi di loro, passa del tempo ecc. che pure sono molto valide chiaramente ma sono più dei riferimenti mentali per riuscire a svolgere questo compito in maniera, secondo me, più efficace.

1) La prima idea è riassumibile nella parola "guardami": i bambini hanno bisogno di essere visti e l'amore passa molto anche attraverso l'attenzione che forniamo loro, e l'attenzione implica l'ascolto e questo guarda forse più vero oggi anche rispetto al passato, perché c'è in corso una guerra per l'attenzione e i nostri figli competono per avere la nostra attenzione, il nostro ascolto, con degli oggetti tecnologici che sono loro rivali molto insidiosi.

2) Seconda idea è quella di educare per sottrazione. Questo l'ho sentito dire dal papà di Bill Gates che lui ha detto che il suo “segreto” per far crescere un figlio così sveglio, intraprendente, ecc. ecc. è stato quello di non dargli tutto ciò di cui il figlio aveva bisogno. Se si tratta di amore secondo me non è mai abbastanza, va bene anche inondarlo da questo punto di vista; però è anche vero che viviamo all'interno di una società dove siamo abituati avere tutto e averlo anche in maniera molto rapida.

I bambini non si abituano più ad aspettare, a vivere nell'attesa, a stare nella sofferenza, ad accettare la mancanza e quindi poi anche ad adoperarsi per riempire questa mancanza; i bambini non hanno più l'abitudine di stare all'interno di quelle situazioni frustranti, che sono proprio quelle in cui nasce il desiderio.

3) Il terzo punto è: sii più giardiniere che falegname: spesso abbiamo la tendenza a riversare sui nostri figli delle aspettative che sono nostre, ma non appartengono a loro. Allora il falegname dà una forma a un pezzo di legno, una forma che è coerente ad un'immagine che il falegname stesso ha dentro la sua testa, una sua idea a tutti gli effetti e fa sì che il pezzo di legno alla fine sia coerente con questa immagine.

Il risultato finale insomma sarà il prodotto della proiezione dei suoi desideri, non quelli del bambino, sarà a immagine e somiglianza del falegname. Il giardiniere gioca su un altro campo, cioè il giardiniere deve far fiorire la gemma che è all'interno di quel seme lì, deve cioè essere in grado di farla sbocciare rispettando la natura di quel seme, un seme di girasole intenderci non diventerà mai una rosa e il giardiniere deve sapere questo e si adopererà per far diventare quel seme un girasole bellissimo.

Il compito del padre, secondo me, deve essere in assonanza con il giardiniere, non con il falegname, cioè assecondare quelle predisposizioni che sono già all'interno del bambino non imporre al bambino delle direzioni che non gli appartengono, ma assecondare la sua natura affinché possa sviluppare al meglio delle sue possibilità quello che è il suo potenziale.”

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